CALCIOMERCATO INTER PALACIO – Rodrigo Palacio è una delle note liete dell’Inter di Andrea Stramaccioni in questo precampionato. Tre reti nelle ultime tre partite disputate dalla compagine nerazzurra, contro Milan, Como e Celtic. Reti decisive che hanno permesso al club di Moratti di vincere contro le prime due e pareggiare contro gli scozzesi. In un’intervista esclusiva a La Gazzetta dello Sport, l’argentino parla dei sulle prime settimane in maglia nerazzurra:
Dunque è questo il vero Palacio?
«Ma io sono sempre stato Palacio, perché?».
Beh, all’inizio sembrava stesse facendo un po’ fatica, e non solo a segnare.
«Ecco, bravo: fatica. La sera a Pinzolo mi sembrava di essere morto. Come se avessi altre gambe, non più le mie».
E poi Stramaccioni, visto che allora non aveva la garanzia di poter utilizzare subito Sneijder, la faceva giocare dietro la punta centrale.
«Quello c’entrava fino a un certo punto: era proprio un problema di condizione atletica».
Risposta diplomatica: il ruolo è importante, no?
«Io non ho mai nascosto che da seconda punta, più vicino al centravanti, libero di muovermi in un certo modo, rendo di più».
E allora meno male che Sneijder è tornato già praticamente pronto per giocare?
«Certo, meno male: ma mica perché così io posso giocare nel mio ruolo».
Anche per quello, su…
«Okay, anche per quello. Ma soprattutto perché sono, anzi siamo, ben contenti che Wes sia con noi: con lui in campo è più facile. Sneijder è la testa della squadra, fa giocare tutti meglio: se gioca lui, per come gioca lui, anche gli altri stanno in un altro modo dentro la partita».
E per lei è più facile fare gol, come si è visto anche a Glasgow: perché un’Inter così diversa quando è entrato Palacio, nel secondo tempo?
«Non sono stato io a cambiare la partita, è stata l’Inter che ha cambiato l’approccio: il Celtic è calato un po’ e ha abbassato il baricentro, ma siamo stati anche noi ad alzarlo, senza aspettare il loro calo. Siamo cresciuti, ma più che una questione di gambe è stata questione di metri: trenta più avanti, ed è cambiata la musica».
È cambiata anche per Palacio: le amichevoli sembravano tabù, non riusciva a segnare. Quando la svolta?
«A Bari, nel Trofeo Tim: non solo per il gol, anche se è stato importante. Quella sera mi sono sentito decisamente meglio a prescindere, poi segnare al Milan ha fatto il resto: ha fatto bene anche alla testa».
E il gol di Glasgow a cosa ha fatto bene?
«A tutto, visto che è stato il più importante dei tre. Perché l’ho segnato in una partita “vera” e perché è stato anche il più difficile: quella palla di Livaja arrivava molto veloce, non è stato un gioco da ragazzi come poteva sembrare».
E poi perché ha evitato all’Inter la prima sconfitta del precampionato?
«Meglio così, ovvio, ma non sarebbe stato un dramma. È molto più importante vedere che la squadra cresce, che migliora partita dopo partita. A Glasgow nel primo tempo abbiamo fatto un po’ fatica, ma guardando la partita nel suo complesso ci sono stati passi avanti anche sabato».
Basteranno per giovedì a Spalato?
«Devono bastare, anche se sappiamo che non sarà una partita facile».
Anche perché lo stadio di Spalato è una bella bolgia.
«Massimo rispetto, ma io di bolge me ne intendo abbastanza: quando giochi la Coppa Libertadores in Brasile non ti accolgono con i fiori…».
Giacomo Novara – www.calciomercatonews.com
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