CALCIOMERCATO JUVENTUS CAPELLO HIGUAIN REAL MADRID – Fabio Capello nella sua seconda esperienza al Real Madrid ha avuto a disposizione un Gonzalo Higuain giovanissimo che era alla sua prima esperienza in Europa dopo aver militato nel Rivero Plate. L’argentino si rivelò molto importante per la conquista della Liga. L’ex tecnico della Juventus e della nazionale inglese ne parla a Tuttosport.
Capello, cosa vide in Higuain?
«Intanto Gonzalo è un giocatore che lavora molto per la squadra. Non sta mai fermo ad aspettare il pallone, ma va a cercarlo, arretra, consente inserimenti altrui, infastidisce i difensori quando hanno loro la palla. Poi davanti, non ci piove, è molto bravo e vede la porta come pochi. E’ un attaccante di razza. Guardate la sua media gol…».
Eppure non sempre l’argentino ha trovato il dovuto spazio nel Real.
«Ricordo che Mourinho una volta disse, proprio in occasione di un infortunio di Higuain, che per andare a caccia bisogna avere il cane. Insomma, senza un bomber i gol non arrivano anche se hai una squadra bene organizzata. In quel momento Higuain era il cane, mentre Benzema sembrava un gatto. Poi Mou è stato bravo a farli diventare tutti e due dei cani e oggi gioca di più il francese. Ma Higuain lo era già allora un cane da caccia».
Higuain visto da un allenatore è…
«Dal punto di vista caratteriale è un ottimo ragazzo. Lavora molto, nessun atteggiamento sbagliato. In quella sua prima stagione in Europa era sempre tra i primi ad arrivare all’allenamento, si impegnava al massimo per svettare, per ritagliarsi i suoi spazi nonostante la concorrenza interna fosse temibilissima. Lui, Marcelo, e Gago sono stati degli ottimi affari per il Real Madrid».
In Italia per gli attaccanti la vita è più dura. I precedenti di attaccanti che una volta sbarcati nella penisola hanno fallito non mancano, nonostante si presentassero con il giusto curriculum.
«Non sono d’accordo, se uno è bravo segna ovunque. Magari ci può stare che nel Real e nel Barcellona sia un po’ più difficile per un difensore frenare gli attacchi. Perché se vai addosso a uno, ce n’è già un altro pronto che ti punisce. Mentre in squadre più normali attacchi da solo e in qualche modo sei più identificabile dai difensori».
Matteo Bellan – www.calciomercatonews.com
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