CALCIOPOLI – Non vuole svelare il suo nome, ma è uno che “ascoltava le telefonate”. Intervistato dal Corriere dello Sport, questo investigatore ha svelato nuovi retroscena sul più grande scandalo del calcio italiano degli ultimi anni: “Noi facevamo i baffetti sulle telefonate: dopo ogni telefonata usavamo il verde se le conversazioni erano ininfluenti, l’arancione se c’era qualche cosettina. Col rosso riguardavano l’inchiesta. Noi facevamo un rapido riassunto. Ogni telefonata aveva il suo, nome cognome e di cosa parlavano. C’erano anche telefonate dell’Inter ma io non le facevo. Auricchio e Di Laroni decidevano cosa mettere o non mettere nell’informativa, ma durante le riunioni non ci sono stati tagli. Quello che veniva fatto, veniva fatto per costruire. Poi io ti porto il materiale, t’ho portato il mattone ma se tu non ce lo metti, sto mattone. Eravamo liberi di intercettare chi volevamo, non ci hanno dato nessuna indicazione, nè su Moggi, nè su Bergamo e gli altri. Mi hanno raccontato di alcune cenette: Auricchio, Arcangioli, Narducci, anche altri personaggi che hanno segnato quel periodo di Calciopoli. In qualche caso, mi sono chiesto che importanza poteva avere andare a mangiare con Narducci. Sono andati a cena a Napoli, di fronte al Vesuvio, a Castel dell’Ovo… da Zi’ Teresa. E non c’erano solo gli investigatori. Non ci sono pentiti”.
Alberto Santi – www.calciomercatonews.com
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