MILAN PROF BRESOLIN CASSANO – Il professor Nereo Bresolin, 59 anni, è il primario di Neurologia del Policlinico di Milano. Ieri, al termine dell’intervento, ha fatto un po’ di chiarezza sullo stato di salute di Cassano. Bresolin è decisamente ottimista ma anche lui, come il collega Carminati, non si sbilancia nell’assicurare che il «Pfo» (forame ovale pervio) sia stato al 100% la causa dell’attacco ischemico. La sua intervista viene riportata dalla Gazzetta dello Sport.
Professor Bresolin, possiamo definire certo il collegamento Pfo-ischemia?
«Abbiamo cercato qualsiasi causa, ma è noto che negli ictus o nelle lesioni ischemiche giovanili, uno dei motivi più ricorrenti è il Pfo. Nessuno però lo può identificare con certezza matematica come nesso di relazione causa-effetto. Ci sono però grosse possibilità che la causa sia proprio quella, e che sia stata risolta in modo definitivo».
Dunque lo rivedremo in campo.
«Le linee guida prevedono 4-6 mesi di osservazione, salvo complicazioni. Però, fra le ipotesi che possono determinare una lesione cerebrale, questa è la meno grave e quindi credo sia una situazione recuperabile».
I primi giorni si è parlato di «Tia», cioè di un’ischemia transitoria: è corretto?
«C’è una lesione, quindi non si può parlare di Tia, ma di un danno oggettivo. La fortuna è che il danno è limitato. La sede è il talamo, che ha evidenziato solo la sintomatologia iniziale, da cui ha recuperato completamente. E poi un Tia non dà segnali di lesione a livello di immagine neurologica. Se esiste questa sofferenza di cui si è parlato, vuol dire che c’è qualcosa di più».
Il termine più corretto allora è ictus?
«Si parla di un embolo che ha provocato una sofferenza. Dopo di che, si possono usare vari termini».
La lesione quanto ha compromesso i tessuti cerebrali?
«Esiste la plasticità neuronale, ovvero la capacità di rigenerazione cellulare da parte delle cellule lesionate. Io non parlerei di cellule morte: c’è stato un danno e ci sarà un recupero».
Totale?
«Penso proprio di sì. Non ci sono segni permanenti, le possibilità di recupero sono eccellenti. Occorrerà una terapia antiaggregante per sei mesi. Sarà seguito, sperando che tutto torni come prima».
Com’era Cassano quando è stato ricoverato?
«Spaventato. I medici del Milan sono stati molto bravi e attenti, poi la tempestività nelle cure e negli esami qui al Policlinico hanno risolto in una settimana un problema che poteva avere altre conseguenze. Insomma, c’è stato qualcosa di importante. Tutto sommato è andata bene. L’aereo sceso a velocità sostenuta? Può essere una concausa possibile».
Matteo Bellan – www.calciomercatonews.com
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