CALCIOMERCATO ROMA EDITORIALE MERCATO – Dopo un lunghissimo mercato fatto delle solite voci, di trattative frenetiche, di cellulari roventi, di speranze e di illusioni si è finalmente chiuso il mercato 2011. Per la Roma di sicuro possiamo considerare archiviata l’era Sensi, o meglio l’ultima fase, quella che i tifosi hanno ribattezzato “dei parametri zero”.
I NUOVI ARRIVATI – Non è facile capire se i giocatori acquistati siano tutti funzionali al progetto e tutti necessari; di sicuro possiamo sentirci liberi di affermare che non si è badato a spese e che numericamente l’organico è stato accresciuto e potenziato acquistando un portiere di sicuro affidamento e di esperienza (Stekelenburg), 2 terzini giovani (J. Angel e Neto), un jolly difensivo (Heinze) ed un buon centrale (Kjaer). Piatto ricco a centrocampo con Pjanic ,Gago e Lamela ed in attacco con Bojan Krkic, Osvaldo e l’inatteso Borini giovane in cui Sabatini sembra credere ciecamente. Come promesso sono tutti giovani di belle speranze, che possono rappresentare un investimento vincente in campo e sul mercato, in futuro.
CESSIONI SMENTITE – La nuova dirigenza americana ha dunque mantenuto la promessa di svecchiare la rosa senza pensare troppo a contenere i costi, infatti il mercato è in deficit per circa 30/35 milioni. Nessuno dei calciatori per i quali si parlava di cessione (Pizarro, Borriello, Greco) è andato via per cui le soluzioni tattiche e gli interpreti abbondano. A chi vede in questo un problema rispondiamo che il sovraffollamento è una malattia che il campo, l’umiltà e l’intelligenza curano facilmente. Solo rose allora per la Roma? Niente affatto.
PROBLEMI TATTICI – Innanzitutto, sul piano squisitamente tecnico, manca una valida alternativa a J. Angel. Questo obbligherà Luis Enrique ad adattare qualcuno (Taddei o Heize) per sostituirlo; in seconda istanza c’è da tenere sempre bene a mente che la Roma è a tutti gli effetti un cantiere aperto. Non solo servirà tempo per far inserire i nuovi, il problema principale è che tutta la rosa è chiamata ad apprendere e mettere in pratica un nuovo modo di fare calcio e di pensare al calcio. Tenere palla in maniera ossessiva, pressare ed impostare costantemente il gioco sono concetti nuovi in Italia ed in particolare a Roma dove il gioco di rimessa era stato un must negli ultimi 2 anni a seguito di una vera e propria crisi di rigetto verso il metodo di Spalletti.
IL CASO TOTTI – Preoccupa anche il clima non idilliaco instauratosi tra Totti e il duo Luis Enrique –Baldini; a questo punto i tre dovrebbero parlarsi e chiarire questa situazione. Mettere da parte personalismi e permalosità, per il bene della Roma. Si vocifera, poi, che dietro al rifiuto di Delio Rossi di tornare a Palermo vi sia una sorta di “autocongelamento “ in attesa di una chiamata dalla Roma. Ci auguriamo che questa notizia sia solo aria fritta, perché altrimenti nuocerebbe gravemente. Il progetto prevede Luis Enrique al timone, ed è fondamentale che la società sia chiara su questo: avanti tutta con questo timoniere e chi non vuole prende un salvagente e torna a riva a nuoto. La presenza ingombrante di un corvo appollaiato sulla spalliera del letto destabilizza chiunque ed ad ogni latitudine, figurarsi a Roma.
LE PICCOLE DA ESEMPIO – Probabilmente la partenza della squadra giallorossa non sarà da antologia, il percorso è ricco di trappole ed ostacoli, ma quando ci si mette in cammino bisogna fare un buon pezzo di strada prima di tornare indietro, rialzarsi al primo inciampo e guardare avanti, senza presunzione ma soprattutto senza avvilirsi. Ogni anno in serie A si salva una squadra che ad un certo punto sembrava spacciata; mi viene in mente il Cagliari ultimo che Ballardini portò ad una salvezza su cui nessuno a fine girone d’andata avrebbe scommesso. Prendere esempio dai piccoli serve anche a chi vuol tornare grande
CI VUOLE TEMPO – A Roma “fare quadrato” è un’espressione da non spiegare a nessuno, fa parte del dna della città eterna, ed adesso deve essere una parola d’ordine, un mantra forse. Perché la squadra allestita con maestria difficilmente pareggiabile da Sabatini, se portata al massimo dei giri, può rivelarsi un gran bel giocattolo, se non lo si sfascia aprendo la scatola. Non stiamo auspicando una fiducia incondizionata ed illimitata nel nuovo allenatore ma solo il realizzarsi di tutte le condizioni affinché egli possa provare a realizzare ciò per cui è stato scelto. Coesione, fiducia e fare quadrato, alla ricerca di quello che Tom Di Benedetto ha definito “futuro luminoso”.
Spada Angelo – Calciomercatonews.com
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