NAZIONALE EDITORIALE PRANDELLI – Torniamo indietro di sei mesi: il 24 giugno 2010, l’Italia naufraga contro i modesti slovacchi, saluta il mondiale senza alcuna vittoria in saccoccia e con meno punti della Nuova Zelanda. Secondo la becera critica da bar, i motivi del crollo hanno due nomi ben precisi: Mario Balotelli e Antonio Cassano, i giocatori che secondo l’opinione pubblica avrebbero potuto garantire il salto di qualità ad una squadra poverissima di talento.
Oggi è il 30 marzo 2011, l’Italia è saldamente in testa al girone di qualificazione per Euro 2012 e reduce da due convincenti vittorie in Slovenia e in Ucraina: eppure di Balotelli e Cassano in questi due successi non c’è quasi l’ombra; se l’attaccante del Manchester City ha praticamente deciso di auto-escludersi dalle convocazioni con le sue bravate che ormai non fanno più notizia, il fantasista del Milan ha disputato una partita piuttosto fiacca, in linea con il recente rendimento in campionato. E l’opinione pubblica stavolta invoca un definitivo accantonamento dei due giocatori, per dar spazio ai vari Rossi, Matri o Giovinco. Cos’è cambiato in sei mesi?
Una grande fetta di merito va attribuita al nuovo Commissario Tecnico, Cesare Prandelli, che si dimostra attento alle tendenze dettate dal campionato, privo di preconcetti sui diversi giocatori, aperto ai giovani e sopratutto disposto a cambiare idea in corso d’opera: lo testimonia il quasi subitaneo passaggio dal 4-3-3 al 4-4-2 a causa della carenza di esterni offensivi. Sarebbe improduttivo fossilizzarsi nel discutere di numeri e moduli: l’aspetto più significativo ed evidente è la nuova filosofia di una squadra che gioca palla a terra, ragiona, magari sbaglia, ma cerca di costruire azioni senza dover per forza dipendere dai singoli, dagli svarioni avversari o da occasionali gol su calcio piazzato. Merito di un allenatore che ha saputo fare di necessità virtù, approfittando dell’indisponibilità di Pirlo e del nervosismo di De Rossi per affidare le redini del centrocampo a Montolivo, uno dalle qualità indiscutibili ma che finora ha difettato della personalità necessaria a fare il passo decisivo almeno a livello internazionale; anche il vuoto lasciato da Cannavaro è stato colmato da giocatori di sicuro avvenire come Bonucci e Ranocchia, con le opportune rotazioni di Astori e Gastaldello. Insomma con Prandelli tutti hanno la possibilità di essere presi in considerazione e poter stupire in positivo, come hanno fatto di recente Rossi, Matri e Giovinco, non esistono elementi imprescindibili e tutti possono dare il proprio contributo: tutti sono utili e nessuno indispensabile.
Tutto questo non significa che da squadra di brocchi in Sudafrica, siamo diventati una squadra di fenomeni: c’è già chi inizia a dire che in fondo la Spagna o la Germania non sono molto più forti di noi. Calma. Il livello dei giocatori rimane non eccelso, ci sono certamente elementi di qualità ma nessun fenomeno conclamato: lo stesso Giovinco si è visto scambiare l’etichetta di “giocatore leggero, bravino ma sopravvalutato” con quella di “lo dicevo io che era forte, erano i club che non lo facevano giocare”, mentre Cassano è visto come superfluo. E alla prossima sconfitta dell’Italia, le parti cambieranno, e Prandelli sarà messo sulla graticola: è così che funzionano le cose, contano i risultati. Volendo andare al di là delle chiacchiere da pausa caffè, si scopre il gusto di una Nazionale priva di giocatori convocati solo per il loro importante passato ma non in grado di apportare benefici al presente. Come inizio, va più che bene.
Feliciano Galderisi – www.calciomercatonews.com