CALCIOPOLI MEANI INTERCETTAZIONE COPELLI – « Uno di noi » . Un coro da ultrà? No, la rassicurazione con cui Leonardo Meani, addetto agli abritri del Milan ai tempi di Calciopoli, tranquillizza un agitatissimo Cristiano Copelli, assistente che aveva commesso un errore piuttosto grossolano in Sampdoria- Palermo ( campionato 2004- 2005), vinta dai blucerchiati 1- 0 grazie ad un calcio di rigore assegnato da Rodomonti, proprio su segnalazione dell’assistente Copelli, per un presunto fallo di mano di Fabio Grosso. Il ds rosanero Rino Foschi è una furia, prima lo aggredisce in campo, poi attraverso i media: un vero e proprio massacro per un rigore che costa la qualficazione Champions al Palermo. A un certo punto, Copelli non ce la fa più e a chi chiede aiuto? A Leonardo Meani. E la telefonata del 19 aprile 2005, alle 9.52 è fra quelle intercettate sull’utenza di Meani.
Copelli: Leo? Ti disturbo? Hai due minuti da deicarmi?
Meani: Certo, dimmi
C: No, adesso mi sono rotto il cazzo, sai che non ho mai detto o fatto niente, perché ho sempre voluto andare avanti con le mi armi. Ma adesso basta… ieri sera ho visto la trasmissione Sky e c’era Foschi, c’era anche Franco Ordine, De Biasi, l’altro che non mi ricordo che c’è sempre… Sconcerti. Adesso Foschi ha girato…
M: Sì! Ha girato tutto!
C: Ha girato tutto come attacco personale a me, tutto quanto. Io ho chiesto scusa, io ho sbagliato, la manifestazione non è stata corretta, chiedo scusa, però questo assistente dopo un errore del genere è inqualificabile, è una persona che non deve prendere più in mano la bandierina. Andatevi a prendere tutti gli articoli sono anni che ne ha combinato a non finire. Al che Bonan è intervenuto e ha detto: guardi Foschi, che Copelli è uno degli assistenti internazionali ed è uno che…
M: E’ candidato ad andare ai Mondiali
C: No, ha detto: uno dei più bravi. Allora Foschi ha detto: no, guardi non ha capito, questo non deve più prendere in mano una bandierina, non deve più uscire su un campo di calcio, è uno dei mali delle partite di calcio. E’ intervenuto De Biasi… …. e Foschi ha ribattuto: no Gianni, ti conosco da tanto tempo, ma non hai capito questo assistente non deve più uscire. E allora no! Non ci sto…
M: Allora sai cosa faccio ora, chiamo Braida che è suo amico, e gli dico: senti, dì a Foschi di piantarla!
C: No, soprattutto, il problema qual è? Lui in campo mi ha detto di tutto e io sono stato zitto…
M: Sì, si vedeva il labiale che diceva: lasciate stare è pazzo, è pazzo!
C: Diceva: adesso ci penso io, adesso lo distruggo io, ci penso io a muovermi… E io sono stato zitto. Ha fatto delle dichiarazioni da querela e nessuno dei miei capi mi ha detto: Cristiano, al di là del tuo errore, forse sarebbe opportuno di valutare… vabbè. Mi sono preso le parole, sono stato zitto, perché fa parte del gioco, va benissimo. Siccome ha fatto la figura del coglione e Zamparini gli ha detto che è un coglione. Siccome ha fatto brutta figura con le dichiarazioni, ha chiesto scusa, perché fa la brava persona, però mi sta sparando a zero con delle motivazioni tecniche che non esistono, io posso aver sbagliato e chiedo scusa, pago per l’errore, mi faccio fermare, ma che debba passare sotto le forche di Foschi questo no, perché è un attacco alla mia persona. Insomma, l’assistente chiede aiuto all’addetto agli arbitri milanista che gli viene subito in soccorso ( « Chiamo Braida » ) , ma più avanti nella telefonata c’è un altro passaggio determinante. Meani cerca di tranquillizzare Copelli e gli spiega come pensa di agire.
M: Tu stai tranquillo
C: Leo, io sto tranquillo…
M: Tu stai tranquillo che ci penso io, appena passa la partita questa qua con il Chievo mercoledì, io parlo con Galliani, e Galliani lo sa, e gli dico: guardi questo qui è un nostro uomo, quel pirla del Palermo…
C: No, Leo, sì… ma al di là del “ nostro uomo” che ci mancherebbe, il problema è che io credo di essere una persona che può sbagliare, ma che può anche valere, ho dimostrato di saper fare delle cose anche giuste, no? Ho parlato con Pierluigi…
« Questo è un nostro uomo » . Non il massimo per quello che dovrebbe essere un arbitro super partes sentirsi dire che è l’uomo di una squadra. E il che fa presupporre che esistesse una vera e propria scuderia di assistenti gestita da Meani, anche attraverso il potere di Galliani, come si può intuire dal finale della chiacchierata…..
C: Adesso non posso accettare che Foschi vada in giro a dire certe cose su di me solo perché ha detto in campo ai suoi giocatori che mi distruggeva M: Ma tu adesso stai tranquillo che ci penso io, sai che ti voglio bene, vedrai che faremo il massimo. Io so come far imbestialire il mio capo: « io ti distruggo » ha detto? ma chi cazzo sei, cretino? Non ti preoccupare…
Per altro, analizzando l’intercettazione ( che per la cronaca non è una di quelle trascurate dagli inquirenti, ma emerse parzialmente già nel maggio del 2006) non si può non sottolineare il fatto che Copelli omette la denuncia di Foschi per le minacce e gli insulti ricevuti in campo. Peccato veniale? Sì, indubbiamente, ma peccato che è costato caro a Paparesta che proprio per l’omessa denuncia del comportamento di Moggi a Reggio Calabria si è beccato un capo d’imputazione. Comportamento che, ricostruito dallo stesso Paparesta in aula e in altre intercettazioni: « Non si poteva neppure definire offensivo » . Ma l’importanza di questa telefonata, così come di molte altre di Meani, all’interno del processo di Napoli e dell’eventuale rilettura sportiva di Calciopoli va cercata in uno dei cardini dell’accusa a Luciano Moggi e alla Juventus, ovvero l’esclusività del rapporto con il mondo arbitrale e la costituzione della famigerata cupola. Beh, l’esclusività è stata smontata dalla miriade di nuove intercettazioni e un’analisi più attenta delle telefonate riguardanti soprattutto il Milan suggerisce che, quanto meno, le cupole erano più d’una.
Fonte: Tuttosport
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