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Calciopoli, Juventus, Nucini: un autogol all’Inter

CALCIOPOLI JUVENTUS INTER NUCINI – Fosse stato un difensore, non un avvocato difensore, proprio un difensore, l’avrebbero sbattuto in panchina da un bel po’ di tempo: troppi autogol. In aula per la seconda volta, l’audizione di Danilo Nucini, orgogliosamente cavallo di troia interista nella Can per almeno due anni, è stata un florilegio di contraddizioni e falli di sfondamento. Due tempi di gioco per tre ore e 20 di domande e risposte, sempre diverse dall’ultima versione, con particolari nuovi dimenticati nelle puntate precedenti passate davanti all’Ufficio Indagini, nel 2006, ai carabinieri di Napoli, nel 2007, davanti alla giudice Casoria nel 2009, davanti ai pm lo scorso dicembre e ora. Contraddizioni che trascinano nella mischia del processo di Napoli anche il figlio di Facchetti, Gianfelice, che tempesta la sua deposizione di inconsistenze probatorie: parla raccontando quel che il padre gli racconta essergli stato raccontato da Nucini. Doppio derelato: serviva questo dopo sei anni di indagini per supportare una prova che per punire deve essere schiacciante?

GAME OVER E’ stata una giornata intensa, quella che praticamente chiude la fase dibattimentale del processo Calciopoli: in attesa dei giudizi della Corte d’Appello e del Csm, la giudice Casoria sembra sempre la stessa. Concreta. E quando a Nucini fa presente che «si sta squalificando come testimone», ecco lo stesso, con il suo sorriso forzato, spararla grossa. Si parla della scheda che – stando alla ricostruzione dell’avvocato di Moggi, Prioreschi, ficcantissimo nel demolire le tesi del Cavallo di Troia – ha buttato, poi conservato, quindi registrato, poi buttato, gli scappa una battuta interpretata male pure dai pm: «E allora la scheda me l’ha data Marconi e all’hotel Concorde di Torino ho incontrato Garibaldi». La febbre dei 150 anni d’Unità pure a Calciopoli?

NIENTE APPUNTI La mattinata si apre con Facchetti jr. e con la Juve e con gli avvocati di De Santis, Gallinelli, e di Bertini che vincono la prima battaglia di una giornata di grandi tensioni (partono fulmini dagli occhi tra Prioreschi e Narducci, che nel pomeriggio lascerà l’aula): non vengono ammesse le pagine del memoriale di Facchetti Giacinto. Non c’è firma e la perizia, non basta l’ok del figlio per farene una prova certa.

FACCHETTI JR Parte il pm Capuano (Narducci interrogherà Nucini e Zamparini). E qui Gianfelice va in contraddizione con quanto dirà Nucini sostendendo quello che già il giornalista Monti sosteneva: «Mio padre mi disse che Nucini inizialmente faceva parte dell’associazione (Nucini la chiamerà “gruppo”, ndr). Tant’è che ci fu un Avellino-Messina arbitrata da lui: quella volta lui avvantaggiò il Messina facendolo vincere». Interviene la Casoria: «Dolo o colpa ». «C’era l’intenzione di sfavorire l’Avellino», dice Facchetti jr. Una denuncia di frode, visto che al Messina lavorava il suo gancio moggiano, Fabiani: ma niente assistenza del legale. Casoria dixit. L’audizione scivola su frasi del tipo: «So di una cena con Bergamo a Livorno, ci andò per formalità. Eppoi non era vietato farlo coi designatori». Per la Juve sì, però… E ancora il refrain degli arbitri giovani mandati a fischiare la Juve: Prioreschi sciorinerà per il 2001-2002 una lista di 34 arbitri, tutti internazionali o molto esperti. La palla passa a Prioreschi: «Lei ha detto ai pm: Mio padre svolgeva propri ragionamenti e prendeva appunti. Sono ragionamenti, o riscontri? Perché non mi dice che suo padre scriveva “non c’erano però le prove”». «E’ chiaro che si trattasse di impressioni». Poi un passaggio che interesserà Palazzi: «Mio padre non aveva alcuna fiducia nell’Ufficio Indagini. Sapevo che dopo le testimonianze di Nucini gli dissero che se aveva voglia poteva andare. C’è l’obbligo di denuncia in Figc, lo so». Eppoi altra mancata denuncia continuata: «Mio padre era convinto che quella organizzazione fosse andata avanti fino al 2006». Facchetti junior sa di un esposto dell’Inter «alla Bocassini, l’ho letto». Poi chiusura con circostanza smentita: «All’incontro al Concorde c’era anche Pairetto ». Nucini nega: «Nè Pairetto, nè De Santis».

NUCINI SHOW Nucini parte con spocchia e con le prime ricostruzioni confuse: le schede date da Fabiani diventano numeri, poi tornano schede. Si racconta l’episodio passato alla storia di quando chiuse il primo tempo di Salernitana-Reggina 4’ minuti prima («no erano 2’, anzi erano 4’: che importa, tanto poi ho rimediato») e sminuendo il lavoro del quarto uomo, visto che ripete che mentre Facchetti cercava un lavoro per lui procurandogli numerosi colloqui con banche, anche con Paolillo l’attuale ad nerazzurro, visto che l’impegno nella «investigazione che stavamo conducendo» poteva fargli perdere i 108 mila euro di media che guadagnava da arbitro. Su Avellino-Messina, ovviamente, dice: «Non frodai, ma la gara fu grottesca». E per colpa di chi? Nucini comincia a sentire il peso e scantona: «Qui si vuol far passare che erano solo chiacchiere e allora chiamiamole chiacchiere… Io a Facchetti ho raccontato le dinamiche in maniera chiara. Il 25 settembre 2003 quando mi diedero la scheda, avevamo concluso la nostra indagine partita nell’estate 2002. Il nostro compito era finito». Persino Narducci strabuzza gli occhi: «Il vostro compito?» Sull’incontro al Concorde interverrà Moggi: «Ma vi pare che io voglio incontrare in segreto un arbitro e lo porto nell’hotel del ritiro della Juve con centinaia di tifosi e non a casa mia, a due passi, da dove si accede dal garage?».

PUDORE Poi parte il refrain del pudore per spiegare le numerose e variegate testimonianze sui rapporti con Facchetti e sulle schede telefoniche: «Per pudore di Facchetti non parlai». Anche con la Bocassini? «Sì». Ma dalla Bocassini va nel 2003 quando Facchetti stava bene… Nucini fa l’arrogante: «Sta calmo», dice a Prioreschi che battibecca con Narducci. E’ la prima di una lunga serie di ammonizioni. «Insomma – grida Prioreschi mi dice dopo 7 anni come ha fatto a ricordare il numero nel 2010?» «Lei – annota la Casoria – nei verbali dice sempre il contrario». Poi sull’imbeccata dell’avvocato di Bergamo, Morescanti: «Allora, facciamo così: la scheda me l’ha data Marconi e a Torino c’era Garibaldi ». Presidente Casoria: «Nucini, lei si sta squalificando come teste, tutto ciò verrà registrato ». Infine Pioreschi smaschera le schede: «I pm hanno scoperto che una delle utenze di cui parla non è stata attiva per due anni. Da dove ha pescato queste tre utenze?» Nucini ride. Avv. Prioreschi (arrabbiandosi): «Non c’è nulla da ridere, qui c’è gente che è imputata per niente». Poi si «arrende» e sbuffa: «Nessuna altra domanda». Anche perché il passaggio sull’interrogatorio dalla Bocassini, che ora la Casoria vuole leggere chiedendolo a Milano, è reticenza allo stato puro. «Chiacchiere sul calcio. Cose di calcio, cose di calcio, cose di calcio». La versione di Danilo è questa. Stavolta sarà quella giusta?

Fonte: Tuttosport

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