SERIE A NAPOLI-MILAN ANALISI / Undici giornate al termine del campionato sono troppe per poter dichiarare svanito il sogno scudetto del Napoli: queste però non possono non uscire ridimensionate, o quantomeno rimesse in discussione, dai tre schiaffi incassati a San Siro. Come ogni Milan-Napoli, anche la partita odierna è stata preceduta da polemiche: tralasciando i pittoreschi “arbitri comunisti” tirati in ballo dal presidente rossonero, le frecciatine sui direttori di gara avevano lasciato il segno. I tifosi napoletani hanno il diritto di recriminare per l’arbitraggio di oggi, che nei casi dubbi, per non sbagliare favoriva il Milan; resta fuori da questo discorso il penalty assegnato a inizio ripresa: per quanto contestato dai giocatori in campo, un salto scomposto e con un braccio palesemente fuori dall’asse del corpo come quello di Aronica, non è precisamente la cosa più indicata da fare in Serie A. Azione sicuramente da rivedere, ma il rigore non è così inappropriato come poteva sembrare a un primo sguardo. Altro argomento che ha infiammato le platee, è stata la controversa squalifica a Lavezzi: senza entrare nel merito della giustizia del provvedimento, è chiaro che il Napoli non puo’ giustificare la scialba prestazione di stasera con la sola assenza del Pocho. Una squadra lenta, sfilacciata, poco reattiva dal punto di vista mentale ancor prima che atletico: no, l’assenza del fantasista non è certamente un alibi per una squadra che ha deluso quasi in ogni reparto. Solitamente, in partite così a senso unico, è difficile separare i demeriti di una squadra dai meriti dell’altra; stasera però il Milan, praticamente ha fatto il compitino e ci rende facile questa valutazione. I rossoneri hanno sfoderato una prestazione non certo indimenticabile: certamente compatti, concentrati, ma poco altro. La difesa è stata poco sollecitata, anche un qualsiasi Jankulovski che non vedeva il campo da tempo, ha fatto una discreta figura; la tanto magnificata formula a 3 mediani made in Allegri, ha sì garantito sufficiente quantità, ma con preoccupante assenza di geometrie; inoltre Gattuso è un giocatore ormai sul viale del tramonto, e il suo nervosismo ci dice che lui stesso è il primo ad averlo capito. Ibrahimovic conferma il suo periodo non brillantissimo, batte un rigore da manuale, ma nel complesso rallenta troppo il gioco, si innervosisce e non incide; Robinho si muove tanto, ma a vuoto e alla fine si ritrova con un pugno di mosche in mano: la sostituzione con un tonico Boateng rende il confronto impietoso. L’unico a salvarsi dalla partita scolastica del Milan è un ritrovato- ma diciamolo sottovoce, potrebbe esaltarsi- Pato: a parte il gioiello del 3-0, corre, dispensa assist, mostra personalità, va a pressare e punta l’uomo. Difficile chiedere di più. Al contrario il Napoli puo’ esibire l’alibi della stanchezza post- Villarreal: troppo esile però, al cospetto di una prestazione in cui ha regnato il nulla più assoluto. Solo un ottimo De Sanctis ha contenuto il passivo: dopo il 2-0 la difesa si è sciolta, e il centrocampo senza la consueta brillantezza atletica è risultato impotente; da Hamsik è lecito aspettarsi un salto di qualità, che però tarda sempre ad arrivare. Non è ancora tramontata l’ipotesi scudetto, ma a questo punto il Napoli potrebbe iniziare a guardarsi le spalle: il campionato è ancora lungo e i punti in palio sono ancora molti. Peccato che sia lo stesso ragionamento delle altre pretendenti all’Europa con le stelle.
Feliciano Galderisi – www.calciomercatonews.com
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