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Milan, Lentini shock: “Materazzi faceva di quelle cose che non si possono raccontare, Capello mi ha stroncato”

MILAN MATERAZZI CAPELLO LENTINI – Ricordi amari, molto. Di storie, fatti, emozioni e ricordi da raccontare ne ha tanti, specie ora che è nel dimenticatoio. Dalla sua esplosione a Torino all’incidente d’auto che lo fece finire in coma e compromise irrimediabilmente la sua carriera, passando per le persone che lo hanno aiutato e quelle che invece hanno fatto di tutto per farlo sprofondare in un incubo di frustrazioni e amarezze: Gigi Lentini (lo ricorderete) si racconta domani su Premium Calcio, alle 21, ai microfoni de “La tribù del calcio”, la rubrica curata da Paolo Ziliani. E sono ricordi segnati dall’amarezza. Enorme.

L’ex giocatore di Toro e Milan riparte dalla notte del 3 agosto 1993, quando di ritorno da un’amichevole giocata dai rossoneri a Genova, si schianta con la sua Porsche a Villanova d’Asti e finisce in coma. “Dopo l’incidente non riconoscevo più le persone e le cose, ricominciai a parlare come un bambino – racconta – Ora posso dirlo, quell’incidente ha bruciato in un attimo la mia carriera. Mi ha tolto tutto”.

E sottolinea che anche le persone, però, hanno inciso, nel bene e nel male. Lentini ricorda Fabio Capello. “Anche lui ha contribuito a stroncarmi – continua -. Nella finale con l’Ajax, nel ’95, stavo veramente bene, ma lui non mi fece giocare: quella notte, a Vienna, decisi di mollare per sempre il grande calcio. Avevo 25 anni”.

Un altro personaggio del calcio che Lentini ricorda poco volentieri è Marco Materazzi, oggi bandiera dell’Inter. “Non
ci sono le parole per descriverlo – dice Lentini -. Una persona sleale. A quei tempi in campo c’erano meno telecamere e lui faceva di quelle cose che non si possono raccontare. Non è un giocatore di calcio”.

Lentini racconta anche la grande sofferenza interiore patita al momento del passaggio dal Torino al Milan. “Lo ricordo come se fosse adesso, mi sentivo un traditore – ammette – Poi però è successo che ci siamo rimessi insieme, e anche il Toro mi ha scaricato. Avevo 31 anni, ero ancora giovane”.

La figura forse più importante nella sua carriera è quella di Emiliano Mondonico: le loro strade s’intrecciano di continuo. “Mondonico è stato come un padre, per me – riconosce Lentini – l’ho amato e odiato. Ci insultavamo tutti i giorni”.

Fonte: Repubblica.it

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