Milan, 25 anni di Berlusconi, Sacchi: “Mi ricordo quando disse ‘Sono ricco, ma non scemo…”

SACCHI MILAN BERLUSCONI 25 ANNI – Auguri e complimenti a Silvio Berlusconi per i 25 anni di presidenza al Milan. Il suo avvento nello stantio mondo calcistico italiano fu un vero e proprio tsunami. Innovazione, intuizione, organizzazione e competenza si succedettero a ritmo frenetici. Io fui il primo allenatore scelto da lui: un azzardo che solo un uomo lontano dalle tradizioni e consuetudini poteva avere. Gli sarò grato e riconoscente per tutta la vita. Mi scelse, mi aiutò e mi mise nelle condizioni migliori per lavorare. Mi difese nei momenti difficili: l’inizio fu poco convincente in campionato e disastroso in Coppa Uefa. La stampa mi aggredì, i calciatori forse avevano qualche dubbio per un lavoro e un gioco assolutamente inediti. Il presidente mi telefonò: «Ha bisogno? Arrivo?» . La risposta fu: sì. Venne a Milanello, parlò due minuti con i giocatori e disse: «Questo allenatore l’ho scelto io, ho la massima fiducia in lui, chi lo seguirà resterà, mentre per gli altri dovremo rivedere le loro posizioni» . Un altro episodio significativo fu dopo la sconfitta a tavolino con la Roma. La nostra classifica era mediocre e ci attendeva un calendario di ferro (di seguito Inter, Napoli, Juventus). Berlusconi arrivò a Milanello, parlò con la stampa e rese pubblico il rinnovo del mio contratto anche per l’anno seguente. Battemmo tutte e tre le rivali e vincemmo il campionato. Berlusconi fu generoso, ma non scialacquò. Abolì i premi partita per sostituirli con il premio ad obiettivo, e quando un giocatore dopo una nostra vittoria nel derby gli chiese a nome della squadra un premio, lui rispose: «Sono ricco, ma non sono scemo» . Vincemmo il campionato e prendemmo un premio assai inferiore a quanto incassarono i giocatori del Napoli l’anno precedente. Berlusconi mi diede amicizia e stima, non mi tolse mai tranquillità e autorevolezza. Oggi viene accusato di non essere democratico: io non posso assolutamente dirlo. Con me fu un presidente perfetto e accettò sempre le mie decisioni tecniche, anche quando feci giocare per tre anni Colombo titolare o quando misi in panchina Van Basten, o ancora quando mandai per un anno Massaro alla Roma o non accettai Borghi (troppo solista e pigro). Senza di lui mai avrei potuto realizzare un’utopia. Grazie ancora, Presidente!

Fonte: Gazzetta dello Sport

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