MILAN-TOTTENHAM JORDAN GATTUSO – Joe Jordan al telefono. Come trent’anni fa, quand’era Jaws, lo squalo del Manchester United: stesso feroce ghigno delle locandine del famosissimo film di Spielberg uscito nel 1975. Allora diceva: “ Il mio sogno è giocare in Italia: come posso trovare una squadra?”. Aveva lo stesso procuratore di Liam Brady, l’avvocato Teeman, e Brady era alla Juve da un anno. Una chiamata alla sede del Milan. Rispose il vicepresidente, Gianni Rivera: “ Jordan? Certo che c’interessa”. Da Red Devil a diavolo, estate 1981. «Pronto, sono Joe, non volevo dire nulla di quel che è successo martedì sera a San Siro…» . Che cosa le ha fatto cambiare idea? «Mi ha telefonato mia moglie Judith da Milano. E’ ancora in Italia, c’era anche lei a San Siro, con le nostre figlie Caroline e Lucy. Hanno approfittato di Milan-Tottenham per uno dei tanti break che facciamo nel vostro Paese. Judith mi ha riferito quello che sui giornali mi accusano di aver detto a Gattuso» . Secondo il procuratore di Rino, avvocato Pasqualin, lei l’avrebbe fatto infuriare con “ Fucking Italian bastard”, fottuto bastardo italiano. «Non è vero, non è giusto. Non credo di dovermi difendere da questa accusa. Chi mi conosce sa che non posso aver detto una cosa del genere: i miei tanti amici a Milano e in Italia, tutti i tifosi del Milan che mi hanno conosciuto nelle mie stagioni in rossonero. Ma ci sono tantissimi tifosi del Milan, e tantissimi italiani, troppo giovani per ricordarsi di Jordan. Anche loro debbono sapere che non ho mai detto quelle cose» . E che ha detto a Gattuso? «Gli ho detto di andar via, di togliersi dai piedi» . Solo così? «No, con una “ parolaccia” (dice “ parolaccia” in italiano, n. d. r.)» . Una parolaccia in inglese per dire “ vai via”? «Appunto. Niente di più, e niente di anti italiano» . Allora perché Gattuso se l’è presa tanto con lei? «Non ho la minima idea. S’è messo in mezzo quando cercavamo di sostituire Corluka, infortunato per il fallo di Flamini. Gattuso stava nella nostra area tecnica, gli ho detto di sgommare» . Poi vi siete beccati per tutta la partita? «Non c’è stata una parola tra noi fino al fischio finale, quando è tornato da me. Solo lui può spiegare che cosa gli è successo. Ma non accetto che mi si accusi di averlo insultato tirando in ballo la nazionalità» . Che cos’è per lei l’Italia? «Il Paese dove ho trascorso tre anni speciali da giocatore, con Milan e Verona. Giocare in Italia era il mio sogno, passare dal Manchester al Milan, nell’epoca dello straniero unico, è stata una magnifica avventura. Mi considero privilegiato e fortunato per aver portato la maglia del Milan. Io e la mia famiglia torniamo spesso, tutti gli anni, perché in Italia stiamo bene. Ripeto: non mi debbo difendere. Non ho fatto niente di sbagliato».
Fonte: Gazzetta dello Sport
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