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Juventus-Inter, editoriale: tante chiacchiere e titoli sensazionali ma lo spettacolo dov’era?

JUVENTUS-INTER EDITORIALE – Che il derby d’Italia sia uno degli eventi principali di cui vive la nostra nazione, si capisce scorrendo il tamtam di sfottò che ha inondato la Rete: i temi più gettonati sono stati la traversa di Eto’o e i rigaTONI all’aMATRIciana, suggeriti giorni fa da un noto quotidiano sportivo torinese.

Su testate autorevoli si inseguono commenti come “Juventus eroica”, “Juventus d’acciaio” e “Inter priva di brillantezza”; Chiellini dichiara gongolando “una notte così mancava da un anno e mezzo” mentre Moratti nota, quasi bonariamente, “che l’Inter ha sbagliato troppi gol”; si disquisisce di “partite tattiche” e “squadre che concedono poco”, ma nessun bambino si azzarda a gridare che il re è nudo. È questo derby d’Italia il meglio che il calcio nostrano sa offrire, sopratutto all’estero? Ci stupiamo ancora dell’appeal sempre crescente della Liga o della Premier League agli occhi dei tifosi, per esempio asiatici? Che noi italiani fossimo maestri nell’arte melodrammatica è noto da secoli, e ci ha portato discrete fortune artistiche: ma porre accenti enfatici e stoici su una partita del genere, risulta un superamento netto di quanto fatto finora. Invece di blaterare di tatticismi, potrebbe essere più costruttivo parlare di due squadre che hanno faticato a inanellare serie di tre-quattro passaggi consecutivi pur giocando a ritmi bassissimi. Oppure ammettere che le principali occasioni sono nate da strafalcioni difensivi: Matri ringrazia per la libertà lasciatagli in ben due circostanze mentre la traversa di Eto’o nasce da una palla persa da Pepe in fase di ripartenza, errore perseguib ile già a livello di scuola calcio.

Gli spettatori sono stati tenuti davanti al televisore solo dal blasone e dalla storia delle due squadre in campo: chissà lo share, se sul rettangolo di gioco ci fossero state, senza offesa naturalmente, Lecce e ChievoVerona? Potrebbe essere più utile cercare di capire i perchè di uno spettacolo così deludente. Primo fra tutti, un impoverimento tecnico che ha investito tutta la serie A: ma se le squadre nella metà destra della classifica riescono a sopperire con ferree organizzazioni difensive, i top team, che hanno l’obbligo di gestire il gioco, ne risentono molto di più. Ovviamente questioni economiche e fiscali ne sono responsabili, ma va aggiunta una nuova concezione del gioco che va diffondendosi: meno giocate individuali, di quelle che hanno fatto innamorare i tifosi di tutte le generazioni, più collettivo; meno giocatori estrosi ma discontinui e non controllabili, più gregari che non vanno oltre il loro compitino ma garantiscono rendimento costante. Puo’ essere un atteggiamento favorevole a squadre che devono salvarsi, ma chi disputa competizioni europee prende scoppole anche da formazioni esotiche e semisconosciute: il ranking Uefa, giustamente, prende nota.

Un altro importante fattore, credo sia dato dall’atteggiamento accondiscendente della stampa: lo scoppiettante 5-3 tra la stessa Inter e la Roma è stato salutato come un incontro fra due squadre aperte, entrambe determinate a vincere e a mettere in mostra un calcio ampiamente godibile. Non fa una piega: se una partita è bella, è giusto scriverne bene. Discorso diverso per Juventus-Inter: se si sbagliano giocate elementari e si tira solo per svarioni degli avversari, perchè tirare fuori l’alibi del tatticismo e della tensione? Una partita poco spettacolare non è un delitto: convincerci del contrario, inizia a esserlo.

Feliciano Galderisi – Calciomercatonews.com

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