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INTER TRE NODI LEAONRDO – Salvo qualche eccezione— parentesi di partite, più che partite intere— fino a domenica sera l’Inter non era mai stata una macchina perfetta: diciamo una specie di bella impossibile, ove la bellezza dell’azzardo aveva compensato alle incongruenze di certa sua irrazionalità. Ecco: nel primo tempo contro la Juve le sue imperfezioni si sono manifestate tutte insieme per la prima volta. La fatica di non poter sbagliare Dopo la sconfitta di Torino tutti, da Moratti a Branca, da Leonardo ai giocatori, hanno spiegato che «non può e non deve cambiare nulla» , in prospettiva rimonta. Ma qualcosa può e deve cambiare per cancellare le contraddizioni che rischiano di vanificare tutto il resto di buono— e non è poco — che quell’idea di rimonta ha reso possibile. L’aspetto psicologico, anzitutto: Leonardo ha trovato la chiave giusta per risvegliare autostima e coscienza della propria forza di giocatori ai quali ora deve far dimenticare la stanchezza mentale di chi non può permettersi di sbagliare (quasi) mai; e anche— il pensiero va già al derby — la recidiva inclinazione a sbagliare approccio in partite così determinanti: magari cominciando a capire perché— come diceva domenica sera Branca— «anche stavolta a Torino è successa la stessa cosa degli ultimi anni» . Quasi che fosse più l’Inter a soffrire la Juve, quando sarebbe più normale il contrario. Il nodo Cambiasso-Thiago Motta Dal punto di vista tattico, la sfida a scacchi con la Juve ha confermato che Cambiasso dà il meglio davanti alla difesa, almeno quanto Thiago Motta. La preferenza del brasiliano per il nuovo ruolo è assodata (soprattutto per i diversi obblighi nella fase difensiva), ma l’argentino non si è ancora adattato perfettamente a giocare da interno: non è lì che dà il meglio. E’ un nodo da risolvere volendo insistere con il rombo: utilizzarli entrambi davanti alla difesa significherebbe dover tornare al 4-2-3-1, ma la coperta si accorcerebbe da un’altra parte, costringendo Eto’o di nuovo in posizione troppo defilata. Recuperare Pandev E proprio la cattiva serata di Eto’o ha riproposto non il problema (non si può parlare di problema per una squadra che ha realizzato 24 gol nelle ultime nove partite), ma l’incognita offensiva che emerge quando Samuel non segna o fa segnare e dunque non ammortizza la tendenza dell’Inter a subire troppi gol per propri errori. Senza Milito per 40 giorni e con Pazzini che gioca in questa squadra da appena due settimane, per Leonardo diventa urgenza anche il recupero del miglior Pandev. Soprattutto (ma non solo) pensando alla Champions.

Fonte: Gazzetta dello Sport

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