CALCIOMERCATO JUVENTUS CALCIOPOLI – Andrea Agnelli è un bel ragazzo, schifosamente ricco, porta il cognome più importante d’Italia e parla bene. Riesce perfino a non perdere tutta l’eleganza quando decide di usare il trash talk. Cioè quando chiama “minchiate” le voci di corridoio che mandano alla Juventus del prossimo anno Marcello Lippi nella stanza dei bottoni e Spalletti in panchina. O quando ammette che uscire dall’Europa con sei pareggi e dalla Coppa Italia in quella maniera gli ha fatto “girare le balle”. A lui tifoso, come a tutti gli altri tifosi come lui. Cose che il padre o lo zio non avrebbero detto mai, ma Andrea è figlio dei tempi e non se ne vergogna, come giusto.
Poi impugna lo spadone e decapita i mugugni: soldi da buttare adesso al mercato non ce ne sono dato che c’è da fare i conti con la fossa biologica scavata l’anno scorso e con un monte ingaggi che è il sesto più pesante d’Europa; l’estate sarà decisiva per costruire la Juventus del futuro e se tra dodici mesi si sarà ancora qui a fare ‘sti discorsi allora sarà un problema serio; Marotta e Delneri guai a chi li tocca e già si sapeva che questa stagione sarebbe stata difficile. Allora si potrebbe aggiungere che avventato e ingannevole è stato alzare in balia dei venti l’aquilone dello scudetto in autunno quando le cose giravano bene. Peccato veniale e perdonabile in una stagione stramba come questa.
Piaccia o meno, questa si chiama chiarezza, fatta a beneficio dei tifosi mugugnanti mentre a un centinaio di chilometri di distanza Giampaolo Pazzini aveva appena finito di dire che la Juventus aveva fatto delle gran chiacchiere sul suo conto, mentre l’Inter aveva tirato subito fuori le palanche. Da non juventini – quindi da una posizione molto di comodo – verrebbe voglia di sposare la causa del “giovin signore”, come l’ha chiamato Moratti, che invece l’eleganza la perde tutta quanta, quando viene tirato per la giacca nel discorso di Calciopoli. Perché è vero che la Juventus quella sentenza la sta pagando soprattutto adesso. Perché quella sentenza non le ha solo tolto un pezzo di passato, due scudetti: quello è il meno, ad uso e consumo dei bar sport di tutta Italia. Quella sentenza le ha tolto la vita e l’anima, radendola sportivamente al suolo. Si trattava e si tratta di rifare da zero una squadra da scudetto: Roman Abramovich ci ha messo qualche anno e 800 milioni di euro. La Juventus non ci è ancora riuscita, ha buttato tempo e tanti soldi con una gestione dilettantesca sul piano sportivo che nulla ha lasciato in eredità, se non conti da pagare per giocatori inutili scambiati per fuoricalsse.
Il nuovo corso Agnelli-Marotta-Delneri se non altro ha posato i primi mattoni, oggi difficili da riconoscere nella malta di una squadra a pezzi che mette anche un po’ di tristezza. Però Aquilani e Krasic, Bonucci e Quagliarella, in qualche modo anche Pepe, quanto meno sono giocatori con i quali si può immaginare un futuro. Forse non Martinez che è costato troppo e potrebbe essere stato un errore. Manca qualità, è ovvio. Ma quella non l’avrebbe portata in modo decisivo nemmeno Pazzini, grande centravanti non fuoriclasse assoluto: magari qualcuno proprio oggi si metterà a ridere, però il “Pazzo” è uno straordinario killer che ha bisogno di munizioni che anche in un Inter un po’ buffa come questa arrivano. Alla Juventus di adesso un po’ meno. Allora, dice il “giovin signore”, meglio tenere i soldi nel salvadanaio e spaccarlo con calma in estate non ora, con la poca lucidità che deriva dall’emergenza. Certo, si gioca d’azzardo, perché i soldi nel salvadanaio la Juventus li dovrà mettere in questo campionato bizzarro: un conto è arrivare nelle prime quattro, un disastro sarebbe il contrario. E non è mica facile scommetterci sopra oggi con un pugno di attaccanti rottamabili, poco sani e che la porta la vedono col binocolo. Guardi i nomi della concorrenza e ti vien da ridere, o da piangere se tifi Juve. Servirebbe Ibrahimovic, lui sì che cambierebbe la vita alla Signora, molto più di Pazzini. Ma Ibra gioca nel Milan e questo è parte del conto di Calciopoli che la Juventus non ha ancora finito di saldare.
Fonte: Il Sole 24 Ore
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