CALCIOMERCATO JUVENTUS ZILIANI MAROTTA DELNERI CAPELLO – Ricapitolando: dopo aver licenziato Ranieri a 2 giornate dalla fine del campionato 2008-2009 per il solo timore che la squadra, 2° in classifica ma in frenata, fallisse le ultime due partite e si piazzasse 4° – costretta quindi a disputare il preliminare di Champions -, la Juventus del dopo-Ranieri, affidandosi a tre allenatori diversi (Ferrara, Zaccheroni, Del Neri) e a due management diversi (Elkann-Blanc e Andrea Agnelli-Marotta), è riuscita nell’impresa di peggiorare spaventosamente la situazione. Un anno fa venne eliminata dalla Champions dopo il girone eliminatorio (1-4 col Bayern), uscì dalla Coppa Italia ai quarti di finale (1-2 con l’Inter) e in campionato fallì nettamente la qualificazione-Champions (6° posto finale).
Nella stagione in corso, la musica è la stessa: la Juve non è riuscita a superare il girone eliminatorio di Europa League (nessuna vittoria, nemmeno contro Salisburgo o Lech Poznan), è uscita dalla Coppa Italia ai quarti (0-2 con la Roma) e in campionato la situazione è sinistramente simile a quella di un anno fa: a 17 giornate dalla fine la Juventus è 6° (5° a pari merito con l’Inter, che però deve recuperare una partita) e i dubbi sulla sua qualificazione-Champions si sprecano, se è vero che quattro squadre (Milan e Napoli, Roma e Inter) sembrano francamente fuori dalla portata della bagnarola guidata da Del Neri. Anzi, l’impressione è che ci sarà da lottare duro anche per arrivare davanti a Palermo e Udinese – che giocano tre volte meglio della Juve-, per non dire la Lazio.
Insomma, non c’è juventino, oggi, che non firmerebbe ad occhi chiusi per un 4° posto finale che ti manda al preliminare-Champions: quel preliminare (soltanto temuto) che costò il posto, nel maggio 2009, a Claudio Ranieri. Detto en passant, con Ranieri la Juve aveva riconquistato la Champions al primo anno del dopo-serie B e la squadra, pur senza entusiasmare, aveva tutte le caratteristiche per essere definita squadra; non l’Armata Brancaleone portata in giro un anno fa da Ferrara e poi da Zaccheroni; non la povera cosa, modesta e raccogliticcia, vista ieri contro la Roma e messa assieme da un sempre più disorientato e sbigottito Del Neri.
È da anni – per l’esattezza dalla caduta in B dell’estate 2006 – che denunciamo la sventatezza e il pressapochismo di dirigenti come John Elkann, Blanc e Cobolli Gigli, l’inadeguatezza di allenatori come Ferrara; e sono mesi che facciamo altrettanto anche a proposito del nuovo management (leggi Andrea Agnelli, Marotta, Del Neri). Mentre mass-media e giornali, “Tuttosport” in testa, passano le stagioni a sparare titoli cubitali su Dzeko e Pazzini – poi se ve bene arriva Toni – contribuendo a confondere i tifosi proiettandoli in una realtà virtuale che non ha attinenza con la realtà vera, noi abbiamo sempre detto forte e chiaro che le cose non vanno bene, che la Juventus sta perdendo soldi e tempo, che le 5 stagioni del dopo-serie B sono state gettate al vento e altri anni senza vittorie si prospettano, visto che in fatto di campioni alla Juve è stata fatta terra bruciata e ogni estate c’è – ci sarebbe… – la necessità di ripartire da zero. Ecco, siccome scriviamo questo, la stragrande maggioranza dei tifosi bianconeri ci addita a nemici della Juve, ci insolentisce e ci insulta. Chi scrive di Dzeko in arrivo, di Del Piero che vuol giocare fino a 40 anni e di Andrea Agnelli nuovo totem del club, è invece amico e benefattore. Sarà…
Per i tifosi della Juve che preferiscono non avere le fette di prosciutto sugli occhi, ci permettiamo di ricordare come si è aperto il 2011 della Juventus, e cioè della squadra che per Del Neri è “la migliore di tutte”:
JUVENTUS-PARMA 1-4. Melo espulso dopo un quarto d’ora, la squadra va incontro a un clamoroso tracollo.
NAPOLI-JUVENTUS 3-0. Memorabile lezione di gioco degli uomini di Mazzarri, Del Neri umiliato. Cavani scherza Chiellini e Bonucci, segna 3 gol e sembra Van Basten.
JUVENTUS-CATANIA 2-0 (Coppa Italia, ottavi di finale). Per battere le 11 riserve del Catania, che schiera Campagnolo e Augustyn, Marchese e Sciacca, Antenucci e Del Vecchio, Strumbo e Pesce, Del Neri manda in campo la squadra titolare che dopo un quarto d’ora perde Toni (neo acquisto) per infortunio.
JUVENTUS-BARI 2-1. In casa, contro la squadra ultima in classifica, la Juve vince il match a 10 minuti dalla fine grazie a un gol della domenica di Aquilani, dopo essere stata messa sotto – in quanto a gioco – dai ragazzi del Bari che dopo il pareggio di Rudolf sprecano in più occasioni il gol del 2-1.
SAMPDORIA-JUVENTUS 0-0. Una delle partite più brutte del campionato: con il gioco del calcio assente ingiustificato. Pazzini sbaglia un gol fatto a inizio secondo tempo, Del Piero fa altrettanto all’ultimo minuto. Sbadigli e noia mortale.
JUVENTUS-ROMA 0-2 (Coppa Italia, quarti di finale). Da una parte una squadra ricca di ottimi giocatori (De Rossi, Vucinic, Menez, Mexes, Borriello) che aspetta solo il momento giusto per colpire; dall’altra una squadra con un solo ex fuoriclasse (Del Piero), completamente incapace di costruire un’azione da goal o anche solo di arrivare al tiro.
Ebbene, se il buongiorno si vede dal mattino, se questo è quel che passa il convento della Juve del Nuovo Corso agnelliano, a costo di tirarci addosso la solita tonnellata di insulti del popolo bianconero, noi lo diciamo – anzi lo ribadiamo – per l’ultima volta: visto che al 99 % la Juve non ce la farà a qualificarsi per la Champions, per il secondo anno consecutivo e con gli inevitabili danni d’immagine ed economici che ne conseguono, se in Corso Galileo Ferraris non vogliono arrivare al 2020 senza vincere niente (a proposito: l’ultimo trofeo messo in bacheca è la Supercoppa italiana del 2003, esattamente 8 anni fa), è giunto il momento di fare tabula rasa e ripartire da zero, ma stavolta con un progetto serio, affidato a gente preparata.
Una cosa è certa: se Andrea Agnelli dal padre Umberto ha preso (anche) quel cinismo e quella spietatezza che un manager ad alto livello deve necessariamente avere, per Marotta e Del Neri l’avventura alla Juve può dirsi (deludentissimamente) conclusa. E il rampollo della Real Casa, pagato lo scotto all’inesperienza (leggi, le chiavi in mano affidate a un duo di basso cabotaggio come Marotta & Del Neri), potrebbe tentare con più convinzione la Rifondazione magari chiamando come direttore tecnico Capello. Uno che pretendeva che si mettesse mano al portafogli, ma almeno faceva acquistare Ibrahimovic, e non Toni; uno che nel 2005 aveva messo Del Piero riserva. Sono passate 6 stagioni e Del Piero, a 36 anni, è titolare inamovibile di una Juventus finita al servizio del suo capitano. Che dice che vuole andare avanti e giocare e segnare nel nuovo stadio.
Tutto molto bello. Ma la Juventus? Dimenticata.
Fonte: Paoloziliani.it
La Redazione di www.calciomercatonews.com
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