NAPOLI-INTER MAZZARRI LEONARDO ARBITRAGGIO – Il dischetto volante per le semifinali di Coppa Italia in realtà è un boomerang e il pocho che esce dal San Paolo, scortato dall’affetto dei compagni, dall’urlo dei quarantamila, è un uomo avvilito che si contorce dalla rabbia. Come a Torino, due anni fa; come nel presentimento d’una gara tatticamente avvinghiata alle mosse e alle contromosse e, poi, avvelenata da una serie di palle-gol rimaste lì, nelle intenzioni, per dettagli assai marginali. Il centoventunesimo d’una Napoli-Inter vibrante sino al pathos dei rigori è una lista di ciò ch’è stato speso, fisicamente e psicologicamente, nella vana ricerca d’una qualificazione che Mazzarri s’è sentito scivolare dalle dita come granelli di sabbia: « Non è giusto ma questa è la legge del calcio. Siamo stati bravi, abbiamo fatto la partita, abbiamo creato quanto era possibile e forse anche di più ma siamo usciti: ai ragazzi non posso che dire bravi, grazie » .
LA CHIAVE -La sfida infinita è un tormento incontrollabile che fatica a essere represso o, meglio ancora, soppresso, e il Mazzarri del post-partita fatica a ritrovare le coordinate del buon umore, avendo dinnanzi agli occhi, una dietro l’altra, lechanced’una serata comunque viva: «Il Napoli m’è piaciuto, perché ha giocato con la testa e anche con il cuore. Ha attaccato, ci ha provato, ha affrontato a viso aperto una grandissima avversaria che non ci ha mai impensierito, se non nella circostanza in cui De Sanctis è stato bravissimo. Ma se ripenso al gol di Cavani, annullato per questione di millimetri, al tiro di Lavezzi, al doppio- salvataggio su Hamsik, ad altre circostanze nelle quali avevamo la possibilità di far male e c’è mancato l’ultimo passaggio, è chiaro che mi viene male. Nel secondo tempo c’è stata solo una squadrain campo, ma ci è mancata la fortuna» .
CONTRO L’ARBITRO -Il Napoli è fuori, però dentro ha rabbia, che cova sotto il dischetto o in quei sedici metri, o in certe decisioni arbitrali che Mazzarri non riesce a digerire: «Perché chi ha abbattuto Maggio andava espulso. Perché sul gol, nell’incertezza, non si interviene. E poi altre piccole ma decisive cose ancora». E allora, quel che resta d’una Coppa ricolma di veleno, è il lettino da psicologo che Mazzarri sistemerà nel suo spogliatoio, è una seduta d’analisi per rimettersi immediatamente in piedi e ripartire, ricominciando dalla Sampdoria, poi dal Chievo, in questotourbillondi partite a getto continuo che consentirà comunque di dimenticare: «So quale sia la struttura caratteriale dei miei calciatori e sono convinto che sapremo reagire in fretta, noi dalle mazzate ci riprendiamo in tempi rapidissimi. Non ci saranno reazioni, non ci abbattiamo. L’ho già detto negli spogliatoi: siamo orgogliosi di aver lottato ad armi pari con l’Inter, di averla costretta asoffrire».
I PERCHE’ -Le due ore nelle gambe rappresentano un’aggravante per la condizione fisica, alla vigilia d’un periodo da lavori forzati, e quando Napoli- Inter è finito in ghiacciaia, con le cicatrici che ha lasciato, si può divagare sulla tranquillità con cui Yebda s’è inventato il cucchiaio sull’ultimo rigore, sulla maledizione delpochodagli undici metri: «Yebda è stato lucido e coraggioso. Ma alla fine io ho dovuto far coraggio a Lavezzi, che era affranto. Il calcio è impietoso, siamo fuori senza meritarlo. Va avanti l’Inter, mi sarebbe piaciuto se Leonardo l’avesse ammesso, invece ogni allenatore dell’Inter che viene qui sembra che veda una partita diversa. Ma capisco lo stress post- partita. Di Leo condivido un’opinione: in Coppa, via i supplementari. Andiamo subitoairigori» .
Fonte: Corriere dello Sport
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