PALLONE D’ORO MESSI GIURATO – Non c’è discussione sul fatto che Leo Messi sia il miglior giocatore del mondo. Ma se il primo a deglutire vedendo il nome che deve annunciare è Pep Guardiola, parlare di sorpresa – e sommessamente di errore – diventa inevitabile. Ebbene sì, Messi ha rivinto il Pallone d’oro di France Football -da quest’anno patrocinato dalla Fifa -e con lui trionfa il Barcellona. Ha vinto anche Mourinho, e il suo successo indennizza l’Inter delle grottesche esclusioni di Milito dall’elenco dei 23 e di Sneijder dalla short list finale. Ha perso la Spagna, e questo è il dato più strano e inatteso: i campioni del mondo non portano a casa né il trofeo dei giocatori (si sono rubati i voti l’un l’altro), né quello del tecnico. Il motivo per cui la vittoria di Messi non solo sorprende, ma lascia anche un po’ perplessi, risiede nella tradizione del Pallone d’oro, ora inghiottita dalla fusione col premio Fifa. Ricevuto l’onore di rappresentare la Gazzetta dello Sport e la stampa italiana, ho ispirato il mio voto ai criteri che nei decenni hanno reso questo premio l’oscar del calcio: non scegliere per forza il migliore in assoluto -Messi lo è da tempo e lo sarà per molto altro tempo ancora -ma quello che nell’arco del 2010 ha fatto di più per guidare al successo la sua squadra. In questo senso l’inarrestabile Leo del Barcellona non si è ripetuto al Mondiale con l’Argentina. Ne ho atteso l’esplosione sino all’ultima gara, con la Germania, assistendo viceversa a una frustrante resa, e per quell’immagine di impotenza -lui che è il più bravo con un giro di vantaggio -ho pensato che avrebbe dovuto rimandare al 2011 il bis del premio. Così, dopo lungo travaglio, ho preferito Sneijder a Iniesta votandoli nell’ordine. A risolvere il confronto, per me equilibratissimo, è stato un dettaglio: la palla gol confezionata da Wesley per Robben nel corso della finale mondiale e sbagliata dalla freccia del Bayern. Ma quel lancio in profondità, potenzialmente risolutivo, era davvero l’estremo tocco di cesello a completare la stagione perfetta: leader tecnico e anche caratteriale dell’Inter del triplete, Sneijder al Mondiale ha segnato 5 gol trascinando in finale l’Olanda, e lì aveva armato il piede di Robben per la sentenza. Nei primi sette mesi del 2010 Wesley ha fatto tutto ciò che poteva umanamente fare, e anche di più, tanto che il calo successivo non sorprende: chi ha passeggiato sulla luna fatica a riadattarsi ai giardinetti. Detto questo, avrei serenamente accettato un successo di Iniesta, perché oltre a segnare il gol dell’anno il suo calcio è poesia in movimento. Capitolo tecnici: il Mondiale di Del Bosque non pareggia l’eccezionale primavera di José Mourinho, migliore dell’anno per un motivo molto semplice: l’Inter ha eliminato il Barcellona pur essendogli inferiore, e quando accadono i miracoli bisogna chiedersi innanzitutto chi abbia convinto gli artefici a crederci.
Fonte: Gazzetta dello Sport
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