SERIE A TATTICO SACCHI RIJKAARD – Il mercato del lavoro è in difficoltà, eppure c’è un mestiere che non conosce crisi: è quello del tattico. In tutto il mondo: Italia o Spagna, Inghilterra o Germania, Francia o Portogallo, ovunque si vada si trova una squadra di calcio che ha un allenatore ufficiale (quello che siede in panchina) e un uomo specializzato in tattica (che di solito osserva dalla tribuna). Ci sono anche quelli che hanno fatto carriera e da tattici sono diventati allenatori in prima: è il caso di Villas Boas, prima collaboratore di Mourinho (al Chelsea e all’Inter) e ora tecnico del Porto. Tutte le squadre di Serie A hanno un tattico. Qualche esempio: Leonardo all’Inter si è portato il tattico che lo aveva scortato nell’esperienza milanista, Angelo Castellazzi. Mazzarri, a Napoli, ha in Nicolò Frustalupi l’uomo che studia e spiega come fermare gli avversari. Mario Beretta, a Brescia, affida la parte tattica a Max Canzi. E in Nazionale il c. t. Prandelli non muoverebbe un passo senza Gabriele Pin. Videocalcio Qual è il compito del tattico? Che cosa fa? Il lavoro principale è la video-analisi delle partite. Della propria squadra e delle avversarie. Il tattico viviseziona le gare, ne isola i momenti-chiave, individua i punti deboli delle formazioni. Un mestiere da certosino. Dopo aver studiato la partita, il tattico s’incarica di inserire in un dvd, che durerà circa 30 minuti, gli spezzoni che ha scelto e che devono essere mostrati ai giocatori (il tutto in accordo con l’allenatore). Va tenuto presente che le immagini a disposizione non sono quelle che possiamo vedere noi in tv: si sfruttano speciali telecamere posizionate in punti particolari dello stadio che permettono di osservare i movimenti dei vari giocatori dall’alto. Il tattico tiene a rapporto i giocatori due volte alla settimana. Al martedì si analizza la partita giocata e al venerdì si studia l’avversario successivo. Gare al microscopio. E’ interessante capire come vengono vivisezionate le partite da parte dei tattici. Si scopre che il calcio moderno assomiglia moltissimo al gioco degli scacchi: mosse e contromosse a tavolino. Il tattico si occupa soprattutto della squadra avversaria. Ne analizza: 1) la disposizione in campo (il modulo in fase di non possesso palla e il modulo quando attacca); 2) gli uomini che fanno gioco e come lo fanno (lanci lunghi, passaggi brevi, eccetera); 3) il movimento senza palla degli esterni e dei centrocampisti; 4) le situazioni su palla inattiva. Su quest’ultimo punto si concentra gran parte del lavoro: viene studiato ogni minimo dettaglio. E vengono mostrati nei video tutte le soluzioni possibili: quanti uomini vanno a saltare in area; che tipo di movimenti fanno; quanti blocchi; dove viene indirizzato il pallone. Ai tattici spetta il compito di trovare le contromosse e di sperimentarle in allenamento. Una volta non esistevano, poi sono arrivate le cassette Vhs e nei ritiri, davanti alla televisione, sono cominciate le lezioni di tattica. Capitava persino che qualcuno si addormentasse. Le sedute-video non erano come quelle di oggi: i mezzi tecnologici scarseggiavano e agli avversari si dava poca importanza. Per fare un esempio: l’allenatore radunava la squadra al sabato sera e mostrava l’intera partita precedente dei rivali, senza fare alcun commento. Novanta minuti di noia. Era il calcio pre-computer. Tantissimi sono gli episodi buffi accaduti durante le sedute video. Arrigo Sacchi fu uno dei primi, al Milan, a introdurre lo studio degli avversari. Frank Rjikaard, che si annoiava facilmente, si piazzava in ultima fila durante le riunioni e, quando il suo testone riccioluto dondolava, significava che il sonno aveva vinto. Difficile svegliarlo, nemmeno le urla di Arrigo bastavano. La negligenza di Carlo Altro episodio legato a Sacchi e al Mondiale 1994. Il tattico della Nazionale era Carlo Ancelotti. Partita contro la Nigeria, gli azzurri sono sotto di un gol, l’eliminazione è quasi certa, Carletto è in tribuna a fare lo score e al minuto 70 decide che basta: chiude tutto e se ne va. Poi succede che Roberto Baggio fa una doppietta e l’Italia passa il turno. La sera, nell’albergo del ritiro, Sacchi chiede ad Ancelotti lo score della partita di Antonio Benarrivo. Carletto tentenna e poi confessa la negligenza. Arrigo non fa una piega: «Va’ in camera, riguardati tutta la gara e fra due ore mi porti i dati» . Ancelotti eseguì.
Fonte: Gazzetta dello Sport