CALCIOPOLI JUVENTUS INTER MORATTI – L’ultima volta che Massimo Moratti ha dato delle risposte su Calciopoli alla Procura Federale è stato il 3 ottobre 2006. Da allora sono emerse tante, troppe novità su di lui e sull’Inter perché il presidente dell’Inter, azionista di maggioranza ai tempi delle intercettazioni, non faccia luce sui lati oscuri della calciopoli interista, lievitata negli ultimi sei mesi con l’emergere delle telefonate ignorate dagli inquirenti nel 2006.
LE MACCHIE Per esempio, partendo proprio dalle telefonate che – piaccia o non piaccia – esistono e sono sempre esistite, anche prima che i legali di Luciano Moggi le pescassero dal magma delle 170.000. Esistevano, dunque, anche nell’estate del 2006 quando Borrelli, allora procuratore federale aveva lanciato l’invito a tutti i tesserati a collaborare con le indagini (invito – ironia della sorte raccolto dall’assistente Coppelli, che andò dai Carabinieri di Auricchio per denunciare contatti con l’Inter, ma non venne ascoltato). Ed esistevano anche nel luglio del 2006 quando Guido Rossi decise di riassegnare lo scudetto del 2006 all’Inter, dopo che le sentenze di Calciopoli lo avevano scucito dalle maglie della Juventus. Nelle motivazioni dell’assegnazione si sottolineava come non dovevano esserci dubbi sulla – per così dire – “illibatezza” della società che lo riceveva. Illibatezza che inevitabilmente sarebbe stata macchiata dai contatti con designatori e arbitri.
IL “REGALINO” Moratti sapeva di quelle telefonate, anche quelle di Facchetti, ma proprio nelle intercettazioni con Bergamo si fa rifermento ai contatti più assidui fra l’ex designatore e l’allora presidente nerazzurro (vedi intercettazione del 10 gennaio 2005). Fra le quali ce n’è una (23 dicembre 2004) in cui si parla di un «regalino» che Bergamo avrebbe dovuto ritirare negli uffici di Moratti: cos’era? E sapeva, Moratti, che Facchetti era andato, prima della partita, dall’arbitro Bertini per metterlo sotto pressione con l’ormai famosa battuta del 4-4-4, un atteggiamento che lo stesso arbitro parlando con Bergamo (intercettazione del 12 maggio 2005) definisce: «non piacevole » e «imbarazzante».
INDAGINI PRIVATEE, infine, c’è da chiarire il filone delle indagini illegali sull’arbitro De Santis, quelle che Moratti ha già negato il 3 ottobre 2006, ma Tavaroli (l’ex responsabile della sicurezza Telecom che organizzò il tutto con l’investigatore Cipriani) ricostruisce in modo dettagliato e circostanziato nell’interrogatorio del 29 settembre 2006. «Non ho mai visto nessun dossier», dice Moratti a Borrelli. «Ho consegnato personalmente il report a Facchetti », spiega Tavaroli, che oltretutto racconta di un esposto alla magistratura presentato dall’Inter nel 2003, in violazione della clausola compromissoria. Perché l’Inter, spinta dalle rivelazioni dell’arbitro Nucini, non si rivolge all’Ufficio Indagini, ma pensa di avviare un’inchiesta della magistratura? Anche passando dai Carabinieri di Milano, che Tavaroli (nello stesso interrogatorio, per altro in possesso di Palazzi dal 19 marzo 2007) dice di aver messo in contatto con Facchetti perché ne diventasse una «fonte confidenziale» sulle presunte frodi sportive di Moggi e De Santis. Poteva non saperlo Moratti?
Fonte: Tuttosport
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