CALCIOPOLI 2 JUVENTUS INTER MORATTI – Massimo Moratti verrà ascoltato da Stefano Palazzi nel corso della prossima settimana. L’indagine della Procura Federale sullo scudetto assegnato all’Inter nel 2006 continua e le dichiarazioni del presidente nerazzurro rappresenteranno certamente uno dei punti fondamentali dell’inchiesta, che potrebbe portare alla revoca di quel titolo vinto a tavolino dai nerazzurri. Anche perché Moratti dovrà rendere conto delle telefonate interiste (quelle sue e quelle di Giacinto Facchetti all’epoca presidente dell’Inter) emerse durante il dibattimento del processo a Calciopoli in svolgimento a Napoli. Telefonate che hanno dimostrato come i contatti con i designatori arbitrali che la giustizia sportiva riteneva “esclusivi” di Luciano Moggie della teorica “cupola” da lui controllata, erano tenuti anche dai vertici nerazzurri. Non “grigliava” solamente l’ex dg bianconero, ma anche il presidente interista, che oltretutto aveva anche contatti diretti con gli arbitri in violazione del regolamento. Finora Moratti ha sempre sorvolato sulle cosiddette “nuove intercettazioni”. Intervenendo pubblicamente ha minimizzato, giudicandole di entità completamente diverse rispetto a quelle contestate a Moggi.
L’ILLIBATEZZA Al di là di come verranno giudicati i contenuti di quelle telefonate (dal giudice Casoria a Napoli e dalla giustizia sportiva quando se ne occuperà, dopo averle acquisite tutte), quelle telefonate restano e macchiano la presunta illibatezza nerazzurra sulla quale era stata fondata l’assegnazione dello scudetto 2006 da parte dell’allora commissario straordinario della Figc Guido Rossi.Palazzi, per esempio, potrebbe chiedere a Moratti perché abbia taciuto sull’esistenza di quelle telefonate durante le indagini del 2006 e negli anni a seguire. oltre che approfondire gli argomenti stessi e alcuni passaggi delle intercettazioni, spesso comparate in questi ultimi mesi a quelle moggiane che costarono alla Juventus la serie B e due scudetti, uno dei quali ricucito sulle maglie dell’Inter nell’estate 2006.
L’UOMO TELECOM Moratti allora non fu ascoltato, ma dal caos di Calciopoli emerse il caso delle indagini illegali sull’arbitro Massimo De Santis organizzate da Giuliano Tavaroli (ex responsabile della sicurezza Telecom e uomo di fiducia di Tronchetti Provera) e svolte dall’investigatore privato Emanuele Cipriani.E Moratti fu chiamato da Francesco Saverio Borrelli, allora procuratore federale, a spiegare una sua dichiarazione a proposito di quella vicenda. Il 3 ottobre 2006 Moratti andò a Roma e spiegò a Borrelli la sua versione dei fatti. Tra le sue dichiarazioni una è netta: «Non ho mai dato mandato alcuno al Tavaroli per redigere un dossier sull’arbitro De Santis, né ho mai visto alcun documento in merito. Ho appreso solo dalla recente lettura dei giornali dell’esistenza del cosiddetto “dossier ladroni”. In termini più espliciti confermo di aver contattato il Tavaroli per consultarmi su quanti stava avvenendo con il Nucini, ma escludo di avergli dato alcun mandato per svolgere indagini sul conto del De Santis e mi sento di escludere possa essere stato conferito dal Facchetti». Borrelli ascolta Moratti, poi però chiede alla Procura di Milano che sta indagando sulla Telecom di avere le dichiarazioni di Tavaroli sulla stessa vicenda. In una lettera che la Procura milanese protocollata il 26 ottobre (tre settimane dopo l’audizione di Moratti) con il numero 3479, Borreli mette in oggetto: «Accertamenti richiesti dalla Procura Federale in ordine a numerosi articoli di stampa riguardanti il comportamnento della società Internazionale Fc nei confronti dell’arbitro Massimo De Santis». Borrelli, insomma, vuole leggere anche la versione di Tavaroli che lui non può obbligare a deporre in quanto non tesserato. Non si fida di Moratti? Forse vuole solo verificare, avendo letto sui giornali una verità diversa da quella che gli aveva raccontato il presidente dell’Inter. I fascicoli richiesti arrivano qualche mese dopo e vengono trasmessi dalla Procura milanese il 19 marzo del 2007, tre mesi prima che Borreli lasci definitivamente il suo ruolo in Federcalcio. Insomma, nonostante Tavaroli ricostruisca una verità diversa da quella raccontata da Moratti, Borrelli non ha il tempo di richiamare il presidente del-l’Inter. Lascia però un invito assai chiaro al suo successore: «Continuare a indagare», perché non tutte le magagne erano emerse con le vicende processuali del 2006. L’invito è stato raccolto solamente quattro anni e mezzo dopo, ma potrebbe essere l’occasione buona per chiedere a Moratti come mai Tavaroli racconta una verità diversa, per esempio riguardo il fatidico dossier: «Ricordo che Cipriani redasse il report che lui denominò operazione ladroni a cui diedi un’occhiata e consegnai a Facchetti», si legge nel foglio 10 del verbale di interrogatorio della Procura di Milano. E inoltre: «Mi risulta che la società Inter ha presentato un esposto in Procura che però l’arbitro che aveva contattato Facchetti (Nucini, ndr), una volta convocato in procura non ha confermato». E’ il famoso “esposto-fantasma”, archiviato dal pm Ilda Bocassini come modello 45 (ovvero “non contenente notizie di reato”). Perché l’Inter non si rivolse alla procura federale? Palazzi (che dal 17 marzo 2007 è in possesso dell’interrogatorio di Tavaroli richiesto da Borrelli) potrebbe chiedere merito anche di questo, perché in fondo si tratta di una violazione della clasuola compromissoria.
Fonte: Tuttosport
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