ROMA, 21 dicembre – Se serve un tormentone musicale a fare da sigla allo storico momento dell’ingresso – stamane – di Paolo Bergamo negli uffici della Procura federale per un riascolto sulle sue telefonate di Calciopoli, andate sul banale e scegliete il miglior Pappalardo Adriano, quello di «Ricominciamo». Perché l’audizione di oggi, che dà il via al giro speriamo vorticoso (ma ci crediamo poco) di interpreti del calcio 2004-2005, è una ripartenza, magari non da zero ma da 170 mila quante sono le telefonate dell’indagine, di cui almeno l’80 per cento trascurate, malinterpretate, lasciate in naftalina. Ed è la conferma – ce la dà finalmente Palazzi – che il processo del 2006, nel quale lui interpretava il ruolo di Accusatore – e le sue conseguenze, a partire dallo scudetto assegnato all’Inter con precipitazione e soddisfazione dalla Figc di Guido Rossi, sono stati parziali: la visione di frammenti (grandi, magari) di uno specchio rotto. Nel 2006 non era tutto sbagliato, ma era sbagliato pensare che fosse tutto: oggi riparte l’indagine, nove mesi dopo che tutto il mondo ha saputo che nei verbali di Procura c’era solo tutto quanto ruotava attorno a Moggi, con la frustrante sensazione che sia tardi. Per immaginare un processo sportivo uguale pertutti, che non ci sarà più. Con pene diverse per tutti o spiegazioni meno frettolose: perché reato sportivo era allora parlare o sobillare gli arbitri. Ma allora abbiamo dato tutti per scontato che chi indagava avesse esplorato tutto: verificato se le ammonizioni erano preventive (e non lo erano); se i sorteggi erano truccati (e nessuno al processo, giurando di dire la verità, l’ha minimamente confermato); se Paparesta era davvero chiuso nello spogliatoio, visto che lui non lo conferma. Togli qua e togli là, l’illecito pare molto meno strutturato, la combriccola molto meno romana e torinese, Calciopoli 2006 un processo monco.
ARRIVA BERGAMO – Paolo Bergamo è entrato da circa un’ora e mezza in Figc e sta parlando con Palazzi. «Il processo di Calciopoli del 2006 non è stato lacunoso, è stato una farsa». È durissimo il commento di Paolo Bergamo sul procedimento sportivo che quattro anni fa squassò il mondo del calcio italiano. L’allora designatore degli arbitri, entrando alle 11 negli uffici della procura federale della Figc, dove è in corso l’audizione davanti al procuratore Stefano Palazzi, ha spiegato di essere pronto a ripetere quanto già detto in passato: «Ribadirò che parlavo con tutti (club e dirigenti di Serie A, ndr) perchè la Federcalcio ci aveva detto di tenere contatti con tutti e noi lo facevamo con il massimo della disponibilità». «Sono qui spinto dallo spirito di collaborazione – ha quindi aggiunto Bergamo, accompagnato dall’avvocato Silvia Morescanti – per fare luce vera su quanto è successo. La revoca dello scudetto all’Inter? Non mi interessa».
TUTTO SULL’INTER – Dopo cinque ore finisce il colloquio tra Bergamo e Palazzi. L’ex designatore arbitrale si è dilungato sulle telefonate con l’Inter, ribadendo: «Io queste cose già le avevo dette nel 2006». Risposta: «Non avevamo le telefonate». Bergamo non entra nel particolare delle telefonate per rispetto del processo di Napoli. «Sono a disposizione della Federazione, ho chiarito che qui o si considerano tutti colpevoli o tutti innocenti. Non c’è stato nessun illecito, no esiste una telefonata dove io davo istruzioni all’arbitro per favorire una squadra. Parlavo con tutte le squadre. La Federazione ci diceva che era giusto fare così e io sono d’accordo». La prossima settimana, in attesa dell’audizione di Moratti che potrebbe svolgersi a Milano, ha dato la sua disponibilità anche l’altro ex designatore Pairetto, le cui nuove telefonate però sono in via di trascrizione al tribunale di Napoli.
Fonte: Tuttosport
La Redazione di Calciomercatonews.com