INTER INFORTUNIO SNEIJDER BENITEZ MODULO Voleva riposare, ma non così. Wesley sognava un altro stop: meritato, non forzato. L’aveva anche detto, prima di partire per Abu Dhabi: «Sono molto stanco: gioco la finale del Mondiale per club, poi vado in vacanza e stacco il telefonino» . Stasera non la gioca, se non dalla tribuna, e il cellulare in queste ore gli è servito solo per raccontare la sua rabbia, che ormai ha già lasciato il posto alla rassegnazione. Stakanovista Sneijder tornerà non prima di fine gennaio: lo stiramento al bicipite femorale sinistro è di 2o grado pieno e gli servirà tempo, considerando che in vacanza potrà lavorare, però senza le cure quotidiane che avrà poi al ritorno alla Pinetina. Ma come si spiega questo ulteriore infortunio muscolare dell’Inter, l’ennesimo al bicipite femorale, che avvicina a 50 il numero degli stop stagionali? Con un po’ di sfortuna, anzitutto: dopo quel contrasto con Kim, mercoledì sera Sneijder è atterrato sulla gamba sinistra in maniera innaturale. Poi con un altro numero: nell’arco degli ultimi 12 mesi l’olandese ha giocato qualcosa come una settantina di partite, un’enormità. E prima di farsi male contro il Saongnam, delle 23 gare giocate dall’Inter precedenti alla semifinale del Mondiale per club ne aveva saltate solo tre: Palermo (pestone al piede), Lecce (anemia) e Werder a Brema (turnover in vista di Abu Dhabi). Mercato e 4-3-3 Il terzo motivo è fisiologico: non poteva bastare girare un interruttore per sperare che quanto cambiato recentemente a livello di preparazione e lavoro settimanale potesse resettare da un giorno all’altro i 4-5 mesi precedenti. Sneijder prima di mercoledì sera non aveva avuto infortuni muscolari, al massimo piccole noie: ha pagato il conto in una volta sola e ora dovrà prepararsi anche l’Inter, che già aveva perso Coutinho per un infortunio ancora più grave del suo. Il presidente Moratti l’altro ieri ha ribadito di non voler fare acquisti in base agli infortuni, però in attesa di vedere se lo stop dell’olandese avrà ripercussioni anche sul mercato, non è azzardato ipotizzare che la sua assenza acceleri il passaggio dal 4-2-3-1 al 4-3-3. Ma Benitez per il momento ha uno Stankovic in gran forma e soprattutto altri pensieri. ABU DHABI (a. e.) Lucio e Materazzi stasera hanno la possibilità di entrare nel club dei giocatori che in carriera hanno vinto il Mondiale sia con la nazionale che con una squadra di club. Lucio, campione con il Brasile nel 2002, seguirebbe l’esempio di Pelé, Gilmar, Zito e Pepe, i primi a bissare il successo vincendo la Coppa Rimet nel 1958 e 1962 e poi la Coppa Intercontinentale con il Santos nel 1962 e 1963. Materazzi, in cima al mondo nel 2006, seguirebbe la scia di Cabrini e Scirea, primi italiani a centrare l’accoppiata (Mundial ’ 82 e poi Juventus 1985), e poi di Del Piero (Intercontinentale nel ’ 96), Gattuso, Inzaghi, Gilardino, Nesta, Pirlo e Oddo, campioni con lui a Berlino e con il Milan nella Fifa World Cup 2007. Sei gli spagnoli doppi vincitori, con il Barcellona nel 2009 e con la «Roja» nel 2010: Puyol, Piqué, Xavi, Iniesta, Busquets e Pedro.
Fonte: Gazzetta dello Sport
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