CHAMPIONS LEAGUE ROMA CLUJ – Quella vista in Transilvania ieri sera è la Roma che più fa arrabbiare allenatore e tifosi.
Il classico colosso d’argilla.
Una squadra che ha i mezzi tecnici, fisici e agonistici per vincere e perlomeno per competere con chiunque ma che ha una fragilità mentale imbarazzante.
Quando ad allenarla era Zeman si dava la colpa all’eccessiva spregiudicatezza degli schemi offensivi del boemo; ricordiamo come fior di commentatori sportivi affermassero sicuri che fossero ”incompatibili con una gestione saggia ed attenta delle gare”.
Tuttavia nemmeno Capello, con la sua durezza, con la sua ossessiva attenzione alla fase difensiva e, soprattutto, con il suo impressionante bagaglio di vittorie riuscì ad incidere sulla testa della Roma.
Eppure quella che Franco Sensi aveva messo a disposizione del tecnico friulano era una squadra formidabile, imbottita di campioni; ma era fragile mentalmente e vinse molto meno di quanto avrebbe potuto e dovuto; azzardando, ma non troppo, direi che vinse molto meno di quanto avrebbe vinto se si fosse chiamata con un altro nome.
Non fraintendiamoci, non stiamo minimamente facendo riferimento agli arbitraggi (mai benevoli nel lungo periodo) ma a quel qualcosa che impedisce alla Roma di comportarsi da grande con continuità, in particolar modo in Europa.
Ieri sera serviva un punto ed è arrivato.
Ma vedere una squadra che ad un certo punto si ferma e aspetta la fine è inaccettabile.
Vedere una squadra permettere ad un avversario modestissimo come il Cluj di trasformare in pericolo ogni pallone portato oltre la metà campo fa pensare ad un crollo mentale preoccupante; specie se rapportato alla pochezza di questo avversario e alla caratura opposta dei prossimi.
Il Real già abbondantemente agli ottavi ha giocato benissimo contro l’Auxerre, lo stesso Bayern Monaco ha battuto nettamente il Basilea pur avendo mille motivi di rilassatezza.
L’immagine di Ranieri che si siede, o meglio si accascia sulla sua panchina è allarmante.
Non vorremmo significasse che nemmeno lui sa cosa farci su questo fronte. Forse è impotente di fronte all’atteggiamento dei suoi: baldanzosi, vogliosi e propositivi solo quando è tutto facile o quando si è alla partita della vita.
Occorre ritrovare, o meglio trovare una saldezza mentale costante nel tempo per diventare grandi e per contare qualcosa in Europa.
Non è facile, specie se non lo si ha nel DNA ma è possibile.
Il Milan di Sacchi, il Porto e l’Inter di Mourinho (che nel 2009 pochi minuti dopo l’eliminazione ad opera Manchester disse “vinceremo la Champions l’anno prossimo) sono prove inconfutabili del fatto che l’alchimia per contare in Europa è nota ai più.
Speriamo che anche a Roma si metta mano alle ampolle…
Fonte: Calciomercatonews.com
Angelo Spada – www.calciomercatonews.com
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