CHAMPIONS LEAGUE MILAN REAL MADRID – Se per il Milan c’è una partita più importante della Champions, è questa. Che sia anche una partita di Champions League non è un dettaglio, ma è un aspetto di minor rilievo. Il Milan deve ancora capire cosa può chiedere a se stesso e potrà farlo solo stasera. A parole, che scaturiscono comunque da una straordinaria campagna acquisti, lo sappiamo già: lotta per lo scudetto, più avanti possibile in Champions e gioco spettacolare. Ma nel processo di avvicinamento a questa idea di Milan, gli stop sono stati numerosi e preoccupanti, spesso nati dalla difficoltà di trovare un punto di equilibrio. Prendiamo proprio il Real, come esempio: la formazione titolare è già chiara a tutti, le alternative ci sarebbero, ma Mourinho non cambia, esattamente come faceva l’anno scorso nell’Inter. Ha trovato la strada e va spedito. E Josè, come Allegri, allena il Real Madrid da pochi mesi. Del Milan si sa qual è la coppia centrale di difesa (Nesta-Thiago Silva), chi è il portiere (Abbiati), chi è il regista ( Pirlo), chi è il centravanti ( Ibrahimovic). Cinque su undici. Si sa qual è il modulo scelto dal tecnico, il 4-3-1-2, ma gli interpreti a sua disposizione sono così diversi che mai quel modulo è uguale a se stesso. Si può pensare che sia un vantaggio non dare punti di riferimento agli avversari, ma quello che si vede in campo è che in certi momenti il riferimento manca soprattutto al Milan. Un conto è giocare con Seedorf trequartista, un altro con Ronaldinho, un altro ancora con Robinho, il meno indicato per quel ruolo. Cambiano i terzini, cambiano gli interni, e da Seedorf a Boateng la differenza è evidente, cambiano i partner di Ibra. Il Milan ha faticato contro le squadre che si organizzano, in campionato ( Chievo, Napoli e Catania) e in Champions League (Ajax e Real Madrid). Talvolta la sua immensa qualità non è sufficiente a imporsi davanti a chi sa come mettersi in campo, come se si disperdesse in mille rivoli. Vive su un sottile equilibrio, che è quello del gol. Se è vero che qualunque squadra si avvantaggia, sul piano tattico, se segna la prima rete, per il Milan diventa quasi un’esigenza. Un gol apre gli spazi che lo introduce nel territorio più noto, offrendo ai suoi campioni la possibilità di sfogare il proprio talento. E’ una squadra complicata non da mettere insieme, ma da rendere una squadra vera, con un’identità che non dipenda esclusivamente dalla qualità. Ha attaccanti che difendono di rado. Ibra, per esempio, rincorre il suo avversario solo in tre casi: 1) se è stato lui a perdere la palla e allora lo insegue per rabbia, non per ragioni tattiche; 2) se la sua squadra è in vantaggio; 3) soprattutto se la squadra è in vantaggio con un suo gol. Ma cosa può dire Allegri a uno come Ibrahimovic che ha segnato 7 gol in 11 partite? Manca soprattutto, al Milan, una vittoria che porti la certezza di questa superiorità tecnica, che la certifichi agli occhi dell’Europa. Ha perso netto a Madrid e male con la Juve, soffrendo però la solidità e l’organizzazione della Juve 2. Ha perso le due partite più importanti fin qui disputate e ora non può perdere altro tempo. Ora deve battere il Real di Mourinho per riprendere ciò che, in caso contrario, potrebbe ancor più scappargli di mano. Stasera, San Siro pieno, di fronte Mourinho e il Real Madrid. Tutti aspettano il Milan.
Fonte: Corriere dello Sport
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