DZEKO JUVENTUS CALCIOMERCATO – Come un quadro desideroso dell’ennesima pennellata, come scultura ancora bisognosa di orpello o tavola ancora da imbandire, la Juventus ammirata nel ventre scoperto dello storico stadio “Comunale” è parsa così bella da esser ancora perfettibile. La ferocia e l’aggressività riversata agli albori di un autunno già di per sé freddo, non possono che rappresentare i prodromi di un’ulteriore evoluzione, considerando la rivoluzione tecnica e societaria attuata soltanto qualche mese addietro ed ancora in piena fase di metabolizzazione. Notare la serenità intellettuale di Marchisio nell’approcciare le gare con il piglio severo dell’ultima delle riserve, a corredo di una risma caratteriale difficilmente riscontrabile in un ventitreenne, la rinascita caratteriale di Felipe Melo e la costanza di rendimento di Krasic potrebbero persino cogliere di sorpresa chi, con uno spirito di osservazione assai miope, dopo la prima sconfitta colta, come spina dal lungo gambo di una rosa, al debutto stagionale con il Bari aveva già battezzato come disastrosa l’annata bianconera. Dimenticando come nella prima Juventus di Lippi, quella dello scudetto, l’atteso esordio in campionato fu accompagnato da uno stitico pareggio, al cospetto del provinciale Brescia di Sabau.
Il 4-3-3 varato da Delneri come mossa della disperazione per non rendere disarmonica una manovra incapace di sorreggere un attacco sostanzialmente a quattro punte, due ufficiali e due ufficiose, i due attaccanti più le due ali esterne del centrocampo, ha dunque consentito di equilibrare definitivamente l’assetto tattico della squadra. Consentendo all’intera formazione di coprire ogni porzione di campo con un dispendio fisico non elevato, riducendo quei crolli atletici ed emotivi inscenati nelle prime giornate di campionato sul finire delle partite. Ovvero nei frangenti di maggiore scollamento fra i reparti, esausti per l’atteggiamento matto e disperato tenuto nel corso della prima parte della gara. Correre tutti, correre meno, pare suggerire la nuova svolta tattica bianconera imposta da un allenatore si integralista, ma non per questo refrattario all’autocritica ed alla revisione delle proprie scelte. Così, ricondotto in panchina il confusionario Motta, il cui riscatto a fine stagione pare assumere i connotati indecifrabili di un sudoku, e promosso titolare il soldatino Grygera, quasi mai in affanno se chiamato a svolgere il suo sbrigativo compito di difensore accorto, la difesa è parsa subito più morigerata nella gestione e nella lettura delle varie fasi della partita. Soffrendo, indubbiamente, sulla corsia mancina, presidiata da Paolo De Ceglie, anch’egli a rischio quando Traorè, prossimo al rientro, avrà metabolizzato i meccanismi richiesti da Delneri.
Più dei soliti quattro centri messi a segno pur senza un bomber d’area di rigore, con tutto il rispetto per il farraginoso Amauri ed il confusionario Iaquinta, a conferma di come uno schema ed un sistema di gioco veri possano, di fatto, favorire la predisposizione alla rete di tutti gli “operai” della cooperativa bianconera, la lieta novella celebrata nella domenica torinese è rappresentata dalla solidità della difesa. Mai realmente in affanno, fatta eccezione per un miracoloso intervento di Marco Storari sull’impacciato Corvia, quanto finalmente conscia di non poter incassare la media, denigratoria, di due reti a partita. La sensazione, lucida, è che Bonucci e Chiellini non possano rendere al meglio all’unisono, ovvero nella medesima gara, e che l’eccellenza dell’uno debba necessariamente combaciare con un calo di rendimento dell’altro. In un sottile equilibrio alchemico necessario, evidentemente, per garantire un equilibrio difensivo necessario solo per poter pensare alla vetta della classifica, non più lontana dopo la goleada di ieri.
Abbattute le resistenze di Delneri in materia di schemi, in favore della presenza, contemporanea in un centrocampo finalmente a tre, di Marchisio, Aquilani e Felipe Melo, resta ora da comprendere se la qualità delle prestazioni con un modulo altamente aggressivo possa consentire di raggiungere il risultato anche in assenza di una performance altisonante. L’assenza di uno stoccatore da circa venti reti a stagione, non potrà infatti che limitare i risultati di una squadra al momento capace di vincere esclusivamente in ragione di un corretto equilibrio fra la condizione fisica della squadra, ad oggi ottimale, e la mistica osservanza di dettami tattici preziosi nell’economia della manovra.
Ma se arrivasse Dzeko…
Fonte: Qsvs.it
La redazione di Calciomercatonews.com
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