MILAN IBRAHIMOVIC – Il campione svedese si confessa alla Gazzetta dello Sport: “Non ho mai litigato con Van der Vaart. Lo avevo colpito in una partita della nazionale e poi nello spogliatoio dell’Ajax c’è stata una di quelle cose tipo una riunione per spiegarsi. Sa, quelle cose che si fanno a scuola. Perché l’Ajax è una scuola. Altri litigi? Ah sì, più di uno. Per esempio Zebina, alla Juve. Ma sono normali duelli in spogliatoio. Cose che capitano. Mourinho? Lui mi stimolava, è un vincente. I giornalisti hanno paura del confronto, perché lui è intelligente e preparatissimo: risponde a tutto. Di certo la squadra si diverte a seguire le sue conferenze. Direi che è esagerato se non avesse avuto successo, ma vince, e quindi va bene. Mourinho arriva, vince, arrivederci e grazie. Io giramondo? Non sono il tipo che sta vent’anni in una squadra: dopo un po’ per avere motivazioni devi cambiare ambiente, io la vedo così e ho sempre cambiato per un motivo valido. Ho lasciato l’Ajax perché la Juventus era in un’altra dimensione, ho lasciato la Juve perché andava in serie B, poi sono andato all’Inter, ho vinto i campionati e sono andato al Barcellona. Ho vissuto tre grandi anni all’Inter. L’Inter mi ha dato tanto e rimane nel mio cuore. Guardiola? Un grande allenatore con poca esperienza. E’ ancora troppo giovane per guidare una squadra con ventidue stelle che hanno personalità differenti. Guardiola pubblicamente vuole essere perfetto, maanche TigerWoods voleva essere perfetto. E nessuno lo è. A Barcellona non è difficile essere l’allenatore. Hanno vinto sei trofei in un anno, ma con
quella squadra a chi non sarebbe riuscita un’impresa del genere? Allegri? Sembra un ragazzo tranquillo, uno con un impatto meno forte di Mourinho o Capello, ma sa quando arrabbiarsi e quando alzare la voce. Anche lui ha una grande personalità. Io adesso cerco di lavorare molto per la squadra. All’inizio della carriera vuoi farti notare e sei più individualista, poi capisci che il gruppo è più importante dell’individuo e che solo con la squadra puoi
andare lontano. Quando i miei compagni sono felici, sono felice anch’io. Perché quando vado in una squadra io mi ammazzo per i compagni. Se vincono loro, vinco anch’io“.
Daniele Berrone – www.calciomercatonews.com
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