SERBIA EDITORIALE JACOBELLI ITALIA – Adesso ci manca solo che da Belgrado chiedano all’Uefa la vittoria per 3-0 a tavolino sull’Italia, così la farsa è completa. Non pago della vergogna di cui si è ricoperto lui e la federazione che presiede, evidentemente assillato da inquietanti vuoti di memoria (mercoledì notte a Marassi, aveva testualmente affermato: “Mi vergogno di ciò che è successo. Questo è un attacco al calcio serbo e al cuore dello Stato serbo. I mandanti sono a Belgrado”), il signor Tomislav Karadzic ora ha la faccia tosta di chiedere la ripetizione della gara maledetta. “Le violenze degli ultrà serbi sono state colpa della Federazione italiana. I padroni di casa sono responsabili per l’organizzazione. Secondo il protocollo della Uefa, chi ospita un evento deve fare il possibile per prevenire incidenti. Noi abbiamo fatto ciò che dovevamo, abbiamo sollecitato l’attenzione dell’Italia sul rischio di disordini. Le autorità italiane non hanno fatto nulla per prevenire gli incidenti nonostante i nostri avvertimenti. Non hanno fatto nulla dopo aver assistito ai disordini nell’immediata vigilia della partita e sono infondate le critiche relative ai mancati controlli preventivi che Belgrado avrebbe potuto eseguire. Chiunque sia in possesso di un passaporto ha il diritto di acquistare un biglietto e di viaggiare. In questo caso, per assistere ad una partita di calcio”. Questa la delirante motivazione che, da sola, vale al summenzionato, un soggiorno premio a casa di Ivan Bogdanov il quale, almeno all’Italia ha chiesto scusa e che la mamma (la mamma è sempre la mamma) dipinge come il più buono e il più tenero dei figli. Non una parola per spiegare come mai i biglietti inviati alla federcalcio serba siano finiti nelle mani dei gentiluomini visti in azione a Marassi. Non una parola per spiegare come mai le autorità italiane non siano state avvertite sulle bande di delinquenti in arrivo a Genova con le bandiere e i tatuaggi serbi. La sortita di Karadzic conferma che il 28 ottobre, a Nyon, l’Uefa dovrà stangare senza pietà la federazione di Belgrado, bandendola a lungo dal calcio internazionale con una squalifica che sia esemplarmente severa, oltre, naturalmente alla sconfitta a tavolino e a una multa degna di questo nome. Le farneticazioni del massimo rappresentante del calcio di Belgrado stridono con le scuse pubblicamente presentate al governo italiano dal presidente della Repubblica serba. Il senso di responsabilità contraddistingue, invece, la reazione della Figc che attende con serenità il verdetto del 28 ottobre. Ma a Platini che da anni ci fa una testa quadra con la tolleranza zero, sia chiaro un concetto: niente scherzi, niente panzane. Le autorità di Roma hanno sottovalutato la minaccia serba e la scelta di ospitare a Marassi una gara così ad alto rischio come Italia-Serbia è stata disgraziata. Ma l’Italia è stata vittima, non causa delle violenze serbe. Qualcuno dell’Uefa lo dica a Karadzic. Oppure chiami il 118.
Fonte: Quotidiano.net
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