Milan, il gioco di Allegri? A metà tra Ancelotti e il gioco moderno

MILAN – Il soprannome di Seedorf, a Mi­lanello, è il “professore”. E’ cre­sciuto nell’Ajax, dove il termine scuola calcio rende perfettamen­te l’idea. Ad Amsterdam ha vinto la sua prima Champions, col Re­al la seconda, col Milan la terza e la quarta. Quando il professore parla, tutti lo ascoltano. Da Ance­lotti a Leonardo. Lo farà anche Allegri. Il dibattito che si è aperto nel Milan è uno dei più interessanti degli ultimi tempi, per i protago­nisti che coinvolge ( Seedorf, Allegri e Ibrahimovic), ma soprattutto per il tema in questione. Lancio lungo o pal­leggio? Schema-Ibra o possesso pal­la? Mentre Seedorf criticava aperta­mente il gioco del Milan ( « non può fare tutto Ibra, così rischia­mo di fare la stessa fine dell’Inter in Champions » ) , Allegri chiede­va alla squadra ancora più verti­calizzazioni, chiedeva di « allun­gare ancora di più le traiettorie».

Sono due filosofie che sembrano scontrarsi. C’è il senso del gioco, la tradizione del gioco dalla par­te di Seedorf, l’esigenza di vince­re subito da quella di Allegri. Ep­pure un punto di contatto, se non d’accordo, può essere trovato.

Cominciamo da Seedorf. Dice che l’Inter col lancio lungo per Ibra non gli piaceva. Nemmeno a noi, se può essere importante. Era una squadra scontata, com­patta solo nella ricerca di un sin­golo giocatore. Ma in quell’Inter non c’era Pandev e soprattutto non c’era Sneijder, il trequartista più forte dell’ultima stagione. Ibra riceveva palla dal sinistro di Materazzi, il centrocampo era saltato (quello che non vuole See­dorf), teneva il pallone, faceva sa­lire la squadra, scambiava la pal­la o faceva tutto da sè. Ma sempre con le spalle alla porta. Ecco la differenza: con Pirlo e con lo stes­so Seedorf, Ibrahimovic può es­sere lanciato con la porta in fac­cia e l’azione acquista la sua bel­lezza insieme all’efficacia. Esem­pi: il lancio (corto e a pelo d’erba) dell’olandese all’Olimpico per il gol dell’ 1- 1 contro la Lazio e il lancio (lungo, ma stupendo, para­bolico…) di Pirlo per il gol dell’1-0 al Genoa. E forse anche il gol di Amsterdam può rientrare in que­sta linea di gioco: lancio di Pirlo per Seedorf e assist da destra al centro dell’olandese per Zlatan. E’ la rapidità della fase finale del­l’azione ciò che vuole Allegri.

Se lancia Materazzi ( o anche Cambiasso, giocatore straordina­rio, ma non del livello tecnico di Pirlo) è un conto, se lanciano Pirlo e Seedorf è un altro. E se quell’Inter avesse avuto Sneij­der, di sicuro non sarebbe stata così avara di gioco e di spettacolo.

Passiamo ad Al­legri e ricordiamoci la qualità del gioco del suo Cagliari. Aveva un rombo classico, un regista sveglio di comprendonio come Conti, un trequartista brillante come Cos­su (8 assist nell’ultimo campiona­to), due interni con caratteristi­che diverse, la corsa di Biondini e la verticalizzazione di Lazzari. Quella squadra si è salvata con largo anticipo giocando un calcio sempre piacevole, a tratti davve­ro bello. Ogni allenatore, quando deve dare un gioco a una nuova squadra, cerca di non staccarsi più di tanto dai suoi modelli vin­centi. E per Allegri il Cagliari è stato un modello vincente. Solo che la costruzione del nuovo Mi­lan lo ha portato un po’ lontano da quell’idea: con 4 stelle più Inza­ghi in attacco si fa fatica a met­terne fuori ogni volta due più In­zaghi.

Il calcio del tecnico livornese non è ‘palla lunga’ a Ibrahimovic, non è il calcio della prima Inter di Mourinho. E’ qualcosa di meno elementare, a metà strada fra il possesso palla di Ancelotti e il calcio svelto, ma anche bello ed efficace, che gli garantiva una mezz’ala come Lazzari. Il tema è bello, speriamo che vi siano altre puntate.

Fonte: Corriere dello Sport

La redazione di Calciomercatonews.com




Gestione cookie