MILAN – Con i tempi non brevi (ma nemmeno lunghissimi) necessari a un’operazione «politicamente» difficile, Massimiliano Allegri pare arrivato allo snodo fondamentale nell’opera di costruzione del suo Milan: il battesimo di un modulo alternativo al canonico 4-3-3, un 4-3-1-2 che impieghi Seedorf dietro le punte lasciando in panchina Ronaldinho. Assodato che l’utilizzo contemporaneo dei due crea un deficit di dinamismo che costa una quantità inaccettabile di contropiede, e che Pirlo per rendere ha bisogno di essere affiancato da due corridori, per equilibrare il Milan non ci sono molte altre strade: a fine agosto è stato divertente immaginare formazioni a quattro punte — anche perché se non ti divertissero a cosa servirebbero le chiacchiere estive? —, poi il bar sulla spiaggia ha chiuso e a fine settembre siamo alle due punte con dietro un trequartista, Seedorf, che è centrocampista e non attaccante. In ogni caso Allegri viene a fare la guerra in casa dell’Ajax, che non è più quello di Cruijff ma reclama il rispetto di una grande scuola per giovani talenti: è altamente probabile che fra cinque anni almeno Van der Wiel, Alderweireld, Sulejmani e Suarez giochino nei top club europei. Detto che un pareggio avvicinerebbe il Milan alla qualificazione, ma lo allontanerebbe da quel primato nel girone necessario a un ottavo di finale soft, Allegri non si stanca di ripetere a Pirlo come la chiave del nuovo gioco rossonero debba essere la verticalizzazione veloce. Molti anni fa Sacchi, nei primi mesi della sua avventura milanista, tormentava Franco Baresi — che era già Franco Baresi — chiedendogli i movimenti del centrale che aveva allenato a Parma, il povero Gianluca Signorini. Non sappiamo se Allegri stia proponendo a Pirlo, che è un campione del mondo (e di quelli buoni), modelli precisi: di certo però una verticalizzazione fulminea alla Zeman — Di Biagio era un maestro in tal senso — è l’unica chance per cogliere impreparate certe munitissime difese. I gol di Ibra a Lazio e Genoa sono arrivati esattamente così. In attesa del rientro di Pato, che si sta facendo la fama di giocatore di cristallo, e a 21 anni è un vero peccato, è probabile che in attacco si riveda Robinho. Spinto nell’ombra dell’arrivo contemporaneo di Ibra, il piccolo paulista è un acquisto che forse l’ambiente non ha ancora capito fino in fondo; quand’è in buone condizioni atletiche — e non dovrebbe mancargli molto — Robinho è capace di far delirare di piacere visivo. Dei giocolieri che abbiamo avuto la fortuna di ammirare dal vivo, è il più divertente con tre giri di distacco su tutti gli altri, Ronaldinho compreso. Ciò non significa che vinca anche le partite; ma dopo la frettolosa fuga dal Real e l’inutile parentesi al City, forse al Milan fa ancora in tempo a diventare un fuoriclasse completo.
fonte: gazzetta dello sport
la redazione di www.calciomercatonews.com
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