JUVENTUS – Milos che sfreccia sulla fascia fa sognare tutto il mondo della Juve. Cinque giornate, tre gol, svariati assist e un’infinità di scatti micidiali sono bastati per fare del serbo Krasic l’idolo dei tifosi, che rivedono in lui un mito come Nedved.
Non solo. Le crude statistiche dicono che l’esterno arrivato in estate dal Cska Mosca sia lo straniero bianconero che si è meglio ambientato. Tre gol in cinque giornate come Ibrahimovic nel 2004 e Trezeguet nel 2000, due fuoriclasse dell’attacco. Neppure i mostri sacri Platini e Zidane fecero così bene nell’impatto con la nostra serie A, anzi. E tornando a Nedved, che a Torino arrivò dalla Lazio, in pochi si ricordano i fischi che bagnarono i suoi esordi nella Juve lippiana. Il ceco, poi, cambiò marcia e arrivò al Pallone d’oro. «Auguro a Krasic di conquistarlo ma ci andrei piano con i paragoni anche se il futuro è tutto dalla sua parte. I due hanno in comune il fatto di essere dei trascinatori», dice Causio, uno che nei magnifici anni Settanta e Ottanta della Juve sulla fascia destra giocava e governava. «Comunque – aggiunge Causio – Krasic è un giocatore fondamentale per gli schemi di Del Neri e bene ha fatto Marotta a strapparlo ad una concorrenza agguerrita». Il dg bianconero, infatti, gongola: «Krasic ha classe e si sta rivelando un ottimo investimento».
Parola a Cabrini, chilometri di qualità lasciati sulla fascia della Juve di Trapattoni vincitrice di tutto: «Può diventare una pedina in grado di fare la differenza, anche se è facile dirlo dopo una tripletta».
E lui, che ha smosso la storia bianconera e fatto battere forte i cuori dei tifosi, ha già le idee chiare: «I tre gol al Cagliari – dichiara Krasic – sono stati una grande emozione ma la mia tripletta è importante solo perché ha fatto vincere la squadra. Non ho disputato un grande mondiale ma sono pronto per fare una grande stagione con la Juve». Il paragone con Nedved lo fa arrossire: «Per me è un onore essere paragonato ad un campione come lui e darò il massimo per arrivare ai suoi livelli». Semplice. Del resto per chi a 15 anni ha dovuto abbandonare il Kosovo dilaniato dalla guerra, giocare a calcio per vivere è una passeggiata: «E’ stata una tragedia per tutti e solo grazie a mio fratello Bojan sono riuscito a sopportare la lontananza».
Fonte: Leggo
La redazione di Calciomercatonews.com
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