MILAN -É tornato sulla scena del calcio italiano Leonardo e dev’essere un sosia. Comunque dev’essere di sicuro uno che non ha mai sentito parlare il Leonardo autentico nel corso dei dieci mesi vissuti a Milanello come allenatore. É tornato Leonardo a parlare di calcio e nel corso di una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport è riuscito a collezionare una serie industriale di contraddizioni rispetto alle dichiarazioni rese, documentate da filmati e registrazioni, da lasciare basiti. Per un anno ci ha raccontato frottole quel Leonardo oppure questo si è nutrito di rancori e di veleni?
Riavvolgiamo il nastro, allora. Aveva giurato sui figli che non avrebbe più fatto l’allenatore, «chè il suo vero lavoro è quello del manager», e adesso, completato il corso di Coverciano, è venuto a raccontarci che ha in testa la Premier, in Inghilterra e che si è portato avanti commentando per la Bbc il mondiale recente. Non solo. Ma ha avuto persino la faccia tosta di chiosare con la classica espressione «mai dire mai» l’eventualità di lavorare un giorno con la casacca dell’Inter, chiamato da Massimo Moratti.
Ripetè più volte, nei mesi in cui risultò chiaro che avrebbe lasciato la panchina del Milan, che nessun contatto aveva avuto con il Brasile nè per l’incarico di ct della seleçao nè per quello di organizzatore del mondiale e adesso, con grande candore ha ammesso che lui si era fatto avanti ma che nessuno, dall’altra parte, ha dato seguito alle sue avances.
Nei giorni in cui fu evidente lo strappo per motivi tecnici col presidente Silvio Berlusconi, Leonardo ci riempì la testa con quei suoi discorsi da bravo ragazzo, da chierichetto: mai succederà che io litighi con Berlusconi, ci conosciamo da una vita, ci vogliamo bene, c’è stima reciproca. E invece adesso, l’altro Leonardo, il Leonardo II° la vendetta, quello che è tornato nel nostro calcio, ha raccontato di aver lasciato il Milan «per l’incompatibilità di carattere e di stile» con il presidente Berlusconi. Al quale, da ultimo, ha rimproverato di essere Narciso: «tutto quello che non è specchio non piace». Chissà chi gliel’ha suggerita la battuta. É singolare che provenga da uno sempre pronto a pettinarsi il ciuffo prima di ogni inquadratura televisiva.
Pietosa la bugia finale. «Non è stato Berlusconi a cacciarmi, sono stato io ad andarmene rinunciando a un anno di contratto» la frase. E allora perchè Galliani e Confalonieri andarono ad Arcore per perorare la sua causa? E ancora: perchè, quando Cellino non scioglieva Allegri dal precedente contratto, Galliani faceva sapere a Leonardo che in assenza del sostituto, lui sarebbe stato precettato e avrebbe dovuto presentarsi il 20 luiglio a Carnago?
Per dirla alla Totò: caro Leonardo, ma ci faccia il piacere!
Fonte: il Giornale
La Redazione di Calciomercatonews.com