TORINO – Se le statistiche calcistiche avessero un valore assoluto allora si potrebbe dire che, con il clamoroso acquisto di Zlatan Ibrahimovic, il Milan avrebbe già messo le mani sullo scudetto della stagione 2010-2011. Così come, sempre facendo riferimento ai dati statistici, che, molto difficilmente, la squadra di Allegri avrebbe invece delle chance di vincere la Champions League. Grande protagonista, giocatore sempre decisivo nei vari campionati nazionali prima con la maglia dell’Ajax, poi con quelle di Juventus, Inter e Barcellona, il fuoriclasse svedese può vantare nel suo palmares ben sette titoli nazionali conquistati nelle ultime otto stagioni. Una sorta di record assoluto in materia.
Guardando invece il rovescio della medaglia si può constatare che, nel medesimo arco di tempo, le stesse squadre in cui ha militato il neo acquisto rossonero non abbiano mai vinto nulla in campo europeo. Uno straordinario palcoscenico su cui le grandi recite di Zlatan sono state sempre piuttosto rare, sia sul piano tecnico che realizzativo. Anzi, molto maggiori sono state senza dubbio le delusioni, non ultima proprio quella vissuta con la maglia blaugrana del Barcellona, lo squadrone in cui si era trasferito proprio per vincere il suo primo trofeo continentale, eliminato invece dall’Inter di Mourinho nelle semifinali della scorsa Champions League. Chi ha buona memoria dei due match fra catalani e nerazzurri, non può non ricordare che proprio Zlatan, il grande ex di turno, sia stato l’anello debole nella straordinaria catena di gioco del Barcellona. Non a caso, in entrambi i finali di gara, sia a San Siro che al Nou Camp, una volta sostituito da Guardiola, la squadra catalana è riuscita a riprendere ritmo e velocità di manovra mettendo alle corde l’Inter. Forte, veloce, fantasioso, dotato di grande tecnica individuale e pure assai “cattivo” sul piano agonistico, Zlatan Ibrahimovic potrebbe essere catalogato come il prototipo del calciatore del terzo millennio.
Sottolineate le sue grandi qualità tecniche, atletiche ed agonistiche, Zatlan rimane invece un giocatore di particolare difficoltà da gestire sul piano tattico, perché fondamentalmente è un grande solista, capace di fare reparto da solo e magari, sempre da solo, di risolvere, con le sue giocate, anche i match più complicati, spesso indipendentemente dal gioco espresso dalla squadra in cui milita. Quando era all’Inter infatti, sia Mancini che Mourinho, gli lasciavano le briglie sciolte offrendogli come palcoscenico per le sue invenzioni tutto il fronte dell’attacco. Quasi scontato invece che al Barcellona, dove tutti giocano a memoria, uno in funzione dell’altro, sempre palla a terra, lo svedese andasse in difficoltà, proprio per la sua idiosincrasia a far parte di uno schema di gioco collaudato e prefissato. Sotto questo aspetto, al di là delle dichiarazioni roboanti dei giorni scorsi, ora che è approdato al Milan, formazione storicamente molto organizzata come manovra di squadra, Ibrahimovic dovrà fare un notevole salto di qualità, anche mentale, per riuscire ad inserirsi il più possibile nell’articolata manovra della squadra rossonera. Soprattutto in Champions League, dove i difensori delle squadre migliori sono tutti atleticamente e tecnicamente di alto livello e non soffrono, anche sul piano psicologico, la fisicità e la classe di Zatlan come invece è successo regolarmente ai difensori nostrani nei campionati vinti dal fuoriclasse svedese con le maglie di Juve ed Inter.
Fonte: Tuttosport
Redazione Calciomercatonews.com
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