Editoriale Cerruti / MILANO – I quattro guanti di sfida lanciati dal Milan con lo spettacolare successo sul Lecce sono raccolti da Moratti con un milanesissimo «uè», che stappa bollicine di frizzante rivalità: «Finalmente c’è qualcosa di più reale nella competizione tra noi». Verissimo, perché l’Inter che ha appena superato il Milan nell’albo d’oro del campionato (18 a 17) negli ultimi anni aveva lottato soprattutto con la Roma e la Juventus, mentre i rossoneri avevano combattuto con la Roma (2004) e la Lazio (1999) prima dei loro ultimi due scudetti. Per ritrovare un vero testa a testa tra le due milanesi fino al termine del campionato, e non soltanto fino a Natale o al massimo a Pasqua, bisogna tornare alla stagione 1992-93 con il Milan di Capello primo davanti all’Inter di Bagnoli. Visto che la Juve rimane ancora alle spalle, come ha ammesso Chiellini, 17 anni più tardi forse ci risiamo, perché mai come in questa estate i rossoneri si sono riavvicinati ai nerazzurri, un po’ per quanto ha fatto il Milan e un po’ per quanto non ha fatto l’Inter. É vero che la Roma è stata in corsa per l’ultimo scudetto fino all’ultima giornata, ed è vero che si è rinforzata con Borriello, ma sul piano tecnico il nuovo Milan l’ha scavalcata perché l’arrivo di Ibrahimovic, più di quello di Robinho, gli permette di colmare la lacuna della stagione scorsa: l’incapacità di segnare e quindi vincere partite che aveva perso o pareggiato. La difesa rossonera con Nesta e Silva aveva incassato 2 gol meno della Roma e soltanto 5 più dell’Inter, mentre l’attacco aveva segnato 8 gol meno della Roma e ben 15 meno dell’Inter. L’unico rischio che corre Allegri, oltre al fatto di non avere più Borriello come eventuale sostituto di Ibrahimovic, è quello di esagerare con gli attaccanti. Lo spettacolare tridente Pato-Ibrahimovic-Ronaldinho, con Ambrosini-Pirlo-Boateng alle spalle, può ribaltare avversari fragili come il Lecce, ma può soffrire contro avversari con una punta e cinque centrocampisti. Robinho deve quindi rimanere una lussuosa alternativa, più a Pato che a Ibrahimovic, altrimenti il Milan toppa come il Brasile bocciato al Mondiale 2006, malgrado la contemporanea presenza di Kakà, Ronaldo, Ronaldinho e Adriano. Se rispetterà l’equilibrio tattico, Allegri ha i campioni in regola per interrompere la dittatura interista. Mentre Benitez, al di là delle diverse motivazioni dei suoi giocatori, avrà un Balotelli in meno e tanti uomini con un anno in più, specialmente in mezzo al campo. Perché non basta essere stati più forti prima. E il Milan, che non vince lo scudetto dal 2004 e la Champions dal 2007, finalmente lo ha capito. Ecco perché è pronto a rilanciare la sfida.
FONTE : GAZZETTA
Mauro Piro – www.calciomercatonews.com