ROMA – Troppi vecchi e troppi stranieri. É la fotografia del calcio italiano di oggi. Nonsi investono abbastanza risorse nei vivai, e quindi non si hanno gli adeguati ricambi e tutto il movimento ne patisce, e si punta sempre più frequentemente su giocatori che provengono dall’estero. In questo modo è difficile che il talento italiano possa sbocciare: non ci sono le condizioni. Si badi che il discorso non è razzista: si tratta, più semplicemente e con un minimo di buonsenso, di trovare una via di mezzo. Le società sostengono che acquistare un calciatore straniero è più conveniente che tesserare un italiano: ammesso che sia vero, ci spieghino i dirigenti dei club di casa nostra come mai i bilanci sono in rosso. Se la politica è corretta, dovrebbe portare a un beneficio finanziario, e invece non è così. Non è che, per caso, certi trasferimenti convengano soprattutto a dirigenti e procuratori? É una malignità, ce ne scusiamo: a pensare male si fa peccato, però spesso ci si azzecca. Esempio Inter La realtà racconta, attraverso i numeri, questa storia: nel dicembre del 1995 (quando entrò in vigore la legge Bosman) gli stranieri nei campionati italiani erano 66. Nella stagione 2009-10 sono arrivati a quota 1005. Tendenza che non è destinata a fermarsi: il Genoa, che nell’attuale mercato si sta muovendo tantissimo, ha finora tesserato 8 nuovi grandi giocatori, di cui 6 sono stranieri. C’è chi sostiene che la strada non sia sbagliata e porta come esempio l’Inter campione d’Europa, campione d’Italia e vincitrice della Coppa Italia: tutti stranieri nella finale di Champions League contro il Bayern Monaco. La Nazionale di Marcello Lippi, al Mondiale in Sudafrica, non ha trovato nell’Inter una grande alleata… Controtendenza La cosa clamorosa è che in Italia, negli ultimi tre anni, c’è stato un incremento dell’arrivo degli stranieri, mentre nel resto d’Europa si registra una diminuzione. Inghilterra e Germania si sono date una regolata. Anche Spagna e Francia, più in piccolo, hanno scelto la via del contenimento e dello sfruttamento delle risorse interne. E noi italiani che cosa abbiamo fatto? Siccome i nostri dirigenti sarebbero più lungimiranti dei colleghi europei (e si vede dai risultati ottenuti e dall’esodo di campioni dal campionato di Serie A…) abbiamo aumentato del 15,3 per cento lo sbarco degli stranieri nel nostro campionato. Ci sono 14 squadre su 20 di Serie A che, come percentuale di stranieri, superano quella della media europea: 32,75 per cento. Se quello spagnolo deve essere il modello da seguire, si sappia che laggiù gli stranieri rappresentano il 35,6 per cento del totale dei calciatori. Noi siamo al 42 per cento. E a questi numeri non corrisponde di sicuro un incremento dello spettacolo e del divertimento del pubblico che paga il biglietto o l’abbonamento alle televisioni. Forse è giunta l’ora di invertire la rotta.
fonte: gazzetta dello sport
la redazione di www.calciomercatonews.com
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