TORINO – Mi ricordo una frase, dedicata a Platini. Questa frase: i primi sei mesi di Juventus furono uno scandalo, se fosse dipeso da quei sei mesi avrebbero dovuto scaricarlo. Per fortuna non andò così: il divino restò in bianconero, incantò, ricamò, stupì e fece la differenza al semplice respiro. Quando parliamo di ambientamento, non è soltanto un problema di routine diversa rispetto alle abitudini. Ma è anche e soprattutto un problema tattico. Magari Platini aveva interiorizzato un altro modo di vedere il calcio. Sei mesi per capire, anni per lasciare traccia della sua indelebile, straordinaria, presenza.
Questa premessa è utile per parlare di Diego. Vorrei spiegarmi: lungi da me accostare il brasiliano a Platini, sarebbe una bestemmia. Però Diego non è un brocco, tutt’altro. E nel primo anno di Juve ha pagato a caro prezzo la confusione creatasi fin dal ritiro. Lo avevano preso dopo averlo corteggiato a lungo, ma senza capire dove avrebbero dovuto impiegarlo. Da Ferrara a Zaccheroni lo stesso problema. Fermo restando che Zac ha trovato la frittata già cotta, e a quel punto la situazione era compromessa.
Adesso, prima di partire per Dublino, il signor Diego ha voluto lanciare alcuni messaggi significativi utilizzando il sito ufficiale. Ha detto, mettendoci la faccia, che non ha intenzione di lasciare la Juve, che mai si è proposto al Bayern. Punto. Fine della trasmissione. Se ha dichiarato che mai si è proposto al Bayern, indirettamente ha fatto capire che non gli interessa la Bundesliga di periferia, con tutto il rispetto che si deve al Wolfsburg e all’Amburgo. Bisogna aggiungere che il ragazzo ha dimostrato personalità, contrariamente a qualche suo collega che dopo una stagione difficile (eufemismo) avrebbe preferito tagliare la corda.
Io penso che sia giusto rispettare la scelta di Diego. Una cessione consentirebbe di recuperare soltanto il 70 per cento (forse) dei soldi investiti appena un anno fa. Non conviene. La domanda è: ma da seconda punta Diego è in grado di riciclarsi alla Cassano, come pensa di impiegarlo Delneri? Sono convinto che abbia chance di vincere la scommessa, a maggior ragione se il riferimento fosse Dzeko, autentico desiderio – chissà quanto realizzabile – di Andrea Agnelli e Beppe Marotta.
Dunque, il concetto è semplice: Diego non sarà Platini, nessuno bestemmia. Ma un anno dopo potrebbe uscire dalla lavatrice. Fresco e profumato per un nuovo sogno Juve.
Fonte: Alfredo Pedullà per datasport.it
La redazione di Calciomercatonews.com
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