MILANO – Il Mondiale vinto dalla Spagna ha rappresentato un grandissimo evento anche se lo spettacolo calcistico non è stato eccelso. Ma alcuni insegnamenti vanno raccolti. Straordinario il fair play sugli spalti ed anche in campo, nonostante i molti errori arbitrali. Ho notato calore, grande rispetto ed educazione. Solo in ambienti così civili e disciplinati è possibile innovarsi, modernizzarsi ed evolversi. Mi addentro ora nella sfera tecnico-tattica. Confermato, ancora una volta, che il calcio è un gioco collettivo con momenti individuali e non il contrario. Non è uno spettacolo multiplo di talenti ma uno sport di squadra e questo Mondiale lo ha confermato chiaramente. Senza questo filo conduttore, anche le star più affermate non riescono ad esprimersi ai loro livelli (Messi, Rooney, Ronaldo, Ribery, Kakà…) e questo vale anche per le nazionali: pur nel limite del poco tempo e lavoro che il tecnico ha a disposizione. Il gioco e la motivazione sono moltiplicatori delle qualità dei singoli che ne beneficiano in maniera proporzionale alle proprie attitudini. Le prime tre classificate, Spagna, Olanda e Germania hanno avuto in comune uno straordinario entusiasmo. Una motivazione elevatissima che è stata il carburante e che le ha rese agonisticamente determinatissime e psicologicamente attente. Sono state sorrette da una buona organizzazione di gioco e da talenti chehanno giocato per la squadra. Fra queste, la Spagna è la nazionale con il gioco più collaudato. La presenza di 6-7 giocatori del Barcellona l’ha agevolata. La nazionale iberica sta raccogliendo il buon lavoro e l’importanza che questo Paese dà alle «cantere». È evidente che i giovani hanno un entusiasmo, una voglia di dimostrare e di apprendere che i calciatori più maturi difficilmente posseggono. Quando gli azzurri hanno pareggiato con la Nuova Zelanda o perso dalla Slovacchia, molti hanno cercato il colpevole nell’allenatore che non aveva convocato un giocatore o due. Ma pensate proprio che le nostre avversarie esprimessero valori tecnici superiori ai nostri? E allora il problema era di altra natura. Paraguayani, neozelandesi e slovacchi ci hanno superato in determinazione, spirito di squadra, freschezza ed entusiasmo. Onore anche all’Olanda: gruppo coeso, unito e grintoso, squadra motivata e determinata. Idee chiare e capacità di interpretare la partita in modi diversi. Sneijder e Robben due campioni al servizio del collettivo. E’ stata la degna rivale dei campioni del mondo.
fonte: gazzetta dello sport
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