MILANO – E’ di nuovo bufera tra l’Inter e la Federcalcio. Tutta colpa dei 3 mesi di inibizione inflitti a Massimo Moratti per aver trattato Milito e Thiago Motta con il già inibito presidente del Genoa, Enrico Preziosi (sanzionato a sua volta con altri 6 mesi). A differenza dello scorso febbraio, quando furono decise le squalifiche dopo il match con la Sampdoria, stavolta il presidente nerazzurro non fa il nome di Giancarlo Abete, ma, firmando, a voce, un altro atto d’accusa contro la massima istituzione del calcio italiano, nella sostanza, lo coinvolge direttamente. «Ho molto rispetto per i giudici, ma molto meno per la Federazione – ha affermato Moratti ieri, a fine giornata, sotto i suoi uffici della Saras – Insomma, aveva proprio ragione Mourinho a sostenere che quest’anno sarebbe stata molto più dura e che ce l’avrebbero fatta pagare. Lui, per questo motivo, se n’è andato. Io, purtroppo, non posso farlo perché non ho la sua libertà. Questa decisione è il coronamento di un atteggiamento e di una volontà. Io non mi sento colpevole nel modo più assoluto. Non hanno tenuto contro della nostra difesa e delle nostre giustificazioni» .
In attesa dell’esito del ricorso – che verrà certamente presentato – la prima conseguenza per Moratti è che per i prossimi 90 giorni non potrà più rispettare la sua abitudine di scendere negli spogliatoi prima, nell’intervallo e dopo le partite. Ma ancor peggio, il prossimo 21 agosto a San Siro, qualora l’Inter dovesse conquistare la Supercoppa italiana ai danni della Roma, non potrebbe andare in campo per sollevare il trofeo insieme ai suoi calciatori.
(Fonte ‘Corriere dello Sport’)
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