MILANO – Al centro del suo attacco, quel giorno, il giorno in cui mise sotto niente meno che il Milan campione d’Italia e allora imbattuto da una vita, c’era Stefano Borgonovo. Il loro dai e vai mise in difficoltà un Baresi reduce da un infortunio e un Costacurta che andava al rallentatore. Chissà se Massimiliano Allegri si ricorda quella domenica, 13 settembre 1992, caldo boia, finire d’estate, in tribuna, all’Adriatico, molti con le scarpe e l’abbronzatura da mare. Pescara-Milan 4-5: e lui che dirige l’orchestra, trova corridoi, inventa spazi, spaventa Capello prima che ci pensi Van Basten, tre gol e sogno finito. Ma il sogno durò, eccome se durò. Il futuro allenatore del Milan lo costruì subito, pim pum pam e dopo 56 secondi già in gol: cross di Massara, tocco di Borgonovo, lui che arriva in corsa e due minuti di felicità pura per Galeone, allora monumento vivente del Pescara che giocava a pallone. Due minuti soli perché poi arrivò Maldini e quindi Lentini. Sogno finito? Macché, il Pescara scappò ancora davanti: 4-2! Prima del Marco. Sentenza Allegri, promesso romanista e napoletano, si presentò il giorno dopo in un caffè di Piazza Salotto contento, ma neanche tanto. In fondo aveva fatto paura al Milan, ma c’era già nel suo porsi un che di disincantato, la capacità di andare a spasso fra le emozioni con una certa, navigata disinvoltura. La pagella della «Gazzetta» lo incoronò: «Apre la danza dei gol, poi provoca la seconda autorete di Baresi ed è sempre dei migliori». Con il primo gol in serie A, finì nella nazionale della domenica insieme a gente come Mancini e Maldini. Ma la delusione fu più forte della collezione di elogi: «Abbiamo regalato al Milan la vittoria». Poi, finalmente, Max raccontò un po’ di sé: il famoso matrimonio saltato a 48 ore dall’altare, la passione da buon livornese per il basket, la sfida dei pronostici olimpici con Galeone, battuto sul fiasco di Michael Johnson nei 200 metri. In quei giorni di Barcellona ’92, il tecnico gli aveva cucito addosso un soprannome: sentenza. «Per il fatto che sputo sentenze su tutto e su tutti». Niente Marco. Ora la storia propone un altro incontro ravvicinato fra Massimiliano Allegri e il Milan, la squadra del suo esordio (Pisa-Milan 0-2, ’89) e del suo primo gol in serie A. Stavolta Van Basten non s’è messo in mezzo, anzi, il suo no ha spianato la strada all’ex fantasista di quel pazzo 4-5. La novità è che l’incontro Allegri-Milan non durerà soltanto una domenica. Remeranno insieme. E per la prima «sentenza» bisognerà aspettare almeno un po’.
fonte: gazzetta.it
La Redazione di Calciomercatonews.com
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