JOHANNESBURG (Sudafrica) – Due partite, due vittorie. Cinque gol fatti e uno solo subito, ma soprattutto Gonzalo Higuain protagonista della prima tripletta del mondiale. Signori, le chiacchiere stanno a zero. Questa è l’Argentina di Diego Armando Maradona. In tanti, troppi, l’avevano criticato. Assurda – dicevano – la sua lista mondiale;impensabile ragionare con Milito in panchina. Insomma, con Maradona di mezzo, il solito coro di critiche, anche cattive e spesso pretestuose.
El pibe cittì, dopo un girone di qualificazione al mondiale ai limiti del disastro – i 6 gol dalla Bolivia rappresentano un record poco invidiabile – era diventato il bersaglio facile per chiunque. Ma lui, uomo di campo e di spogliatoio, ha fatto spallucce. E con personalità è andato avanti per la sua strada costruendo – adesso lo si può dire – un gruppo unito. Due vittorie e abbracci per tutti, grande coesione in panchina, mai una faccia lunga, assenza di polemiche. Per la Albiceleste quasi una clamorosa novità.
Si dirà: facile finchè si vince. Già, ma Maradona e la sua Argentina vince. Senza regali, senza rubare. Ovvio, i problemi esistono – De Michelis centrale è un brivido a rischio coronarie – ma il tridente Messi-Higuain e Tevez funziona eccome. E non solo per i tre gol del Pipita, attaccante del Real o la classe immensa di Messi: c’è anche quel Carlitos Tevez che non si ferma mai, che lotta su tutti i palloni, che rientra e sta ovunque in mezzo campo. Insomma, un sistema che funziona, con buona pace di chi pensava che Milito in panca fosse solo e semplicemente un’eresia. Intanto l’attaccante dell’Inter è, semmai, l’alternativa a Tevez e non ad Higuain. E poi perché Diego avrà pure mille difetti – che non sono pochi – ma mica è scemo: sa bene che El Principe è lì e farà comodo, magari a cominciare dal primo match ball del mondiale argentino, martedì sera contro la Grecia. Con un punto sono ottavi da prima del girone B in attesa di conoscere la seconda del girone di Uruguay e Francia.
Il cammino per bissare il trionfo di 24 anni fa a Città del Messico è ancora lunghissimo e irto di insidie – non solo gli avversari, ma anche una difesa fragile, legata soprattutto alla salute diSamuel e Burdisso -, ma Diego Armando Maradona, per l’ennesima volta, ha dimostrato di essere un uomo di campo e di spogliatoio. Criticabile quanto si vuole fuori, per scelte, atteggiamenti e stili di vita. Ma quando si parla di pallone sul serio da calciatore e da allenatore la storia cambia. Con i fatti, con una squadra unita e votata al successo, lui c’è. E i suoi tanti critici, adesso, diminuiscono a vista d’occhio, come sempre accade in questi casi.
fonte: sportmediaset.it
La Redazione di Calciomercatonews.com
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