MILANO – L’Italia ha pareggiato contro l’ostico Paraguay. È stato un punto guadagnato o sono due punti persi? È sicuramente un risultato positivo e importante per la classifica, per il morale e per le future scelte di Lippi. Gli azzurri sono scesi in campo
preoccupati e tesi. Il modulo era un inedito 4-2-3-1 al quale si contrapponeva il prudente 4-4-1-1 dei paraguaiani. L’assenza di Pirlo e in parte del claudicante Camoranesi, lo stato di forma precario di i molti e il modulo hanno complicato ancora di più le cose. Ed è allora facile comprendere gli stenti del primo tempo. Credo che Marcello avrà tratto spunti importanti. Il buon secondo tempo farà crescere l’autostima e darà informazioni sul cammino da percorrere. Non saranno risolti tutti i dubbi, però si è intravista una luce. Gli azzurri hanno sofferto nella prima frazione il pressing dei paraguaiani senza mai trovare soluzioni alternative. Per metterli in difficoltà era importante muovere la palla avanti e indietro con cambi improvvisi di gioco (per evitare il pressing). Questo avrebbe permesso di attaccare sulle fasce (la zona meno protetta). Però i cambi gioco, il movimento di palla e i cross erano pochi e inoltre Gilardino era desolatamente solo. Non possedendo giocatori particolarmente abili nel dribbling diventa fondamentale possedere una buona fluidità di manovra. Il 4-2-3-1 può essere valido unicamente se ci sono inserimenti opportuni. Se questo non succede meglio avere due punte che creano maggiori alternative, si aiutano e costringono la difesa avversaria ad accentrarsi liberando le fasce. Nel secondo tempo lo spostamento di Iaquinta vicino al Gila, e poi Di Natale, hanno creato un gioco migliore. Così come l’ingresso di Camoranesi, non ancora al meglio, ci ha consentito di giocare con il sistema più conosciuto: 4-4-2. In generale, il livello tecnico collettivo è buono. E possiamo avere un’organizzazione tattica migliore delle avversarie. Lippi sa bene che il Mondiale si vince prima di tutto con persone determinate e con una buona condizione fisica. Se poi l’organizzazione e il gioco miglioreranno non si sentirà la mancanza del solista, che nell’immaginario di molti deve risolvere tutti i problemi. Ricordiamoci che il calcio è uno sport.
Fonte: Gazzetta dello Sport
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