TORINO – Nessuna opera, che non abbia un animo ed una genesi aggressiva, può esser definita un capolavoro. Il pensiero futurista, sintetizzato ideologicamente da Filippo Tommaso Marinetti, non può che aver accelerato il pensiero progressista di una squadra, la nuova Juventus, protagonista di una genesi al momento assai lenta, quanto foriera di numerose novità. E non solo all’interno dell’entourage dirigenziale, con i sacrifici di Secco, Bettega, Castagnini e del responsabile medico Goitre, ma anche tecnico. In ragione delle variazioni che andranno ad intaccare, ed a riassettare, la nomenclatura di un organico nel quale vi saranno, al netto di tutte le operazioni, più cessioni che acquisti. Persino per il groviglio di onesti rincalzi, utili nella gestione Ranieri, quanto disastrosi in quella targata Ferrara, in caso di offerte degne di tal nome, non è infatti annunciata alcuna resistenza. L’insospettabile Manninger, ad esempio, portiere affidabile fra i pali, quanto timoroso nelle uscite, caratteristica che il neo tecnico Del Neri avrebbe addirittura accentuato nel corso dell’ultima riunione tecnica con il direttore generale Marotta, potrebbe esser ceduto. Anch’egli travolto dalla folata di novità che andranno ad incidere, e non poco, sulla genesi del nuovo assetto tecnico. Magari al Milan, in cerca di un secondo affidabile per il dopo Dida, o magari alla Sampdoria, in caso di ritorno di Storari a Milano.
Così, prendendo in considerazione un ritorno a casa del trentunenne Sorrentino, ex portiere titolare del Torino e del Chievo Verona, cresciuto nelle giovanili bianconere, prossimo allo svincolo con la società veneta, le prime decisioni di Del Neri avrebbero di fatto abbattuto ogni ipotesi di permanenza in maglia bianconera per Martin Càceres e Antonio Candreva. Scelte discutibili, quanto passibili di una giudiziosa riflessione in ragione di un’età conciliabile con investimenti a lungo termine, ma appesantita da costi assai elevati per garantire la permanenza di entrambi. Marotta, avrebbe già comunicato al Barcellona la volontà di acquisire definitivamente Càceres al prezzo di otto milioni, e non ai dodici stabiliti in estate, lasciando decadere ogni opzione sul riscatto della comproprietà di Candreva, valutato qualcosa come otto milioni. Tanti, forse troppi. Soprattutto quando, in mezzo al campo, la Juventus possiede già due giocatori altrettanto giovani, Marchisio e Sissoko, oltre che dotati di una invidiabile esperienza internazionale. Mentre il procuratore Raiola è impegnato a smentire, ad ogni latitudine, la cessione di Grygera, in ogni caso considerato utile da Del Neri in virtù di una duttilità fuori dal comune, la lista dei sicuri partenti comprendererà Zebina, Legrottaglie, Camoranesi, Grosso, Giovinco e Trezeguet.
Senza dimenticare gli addii, già maturati, come da contratto, di Chimenti, per il quale l’amico Buffon avrebbe chiesto un reintegro in veste di preparatore dei portieri, e Cannavaro, vicino al ritiro al termine dei Mondiali. Sul fronte arrivi, nonostante le smentite, diplomatiche, oramai abbandonata la pista Dzeko, accordatosi con il munifico Manchester City, pronto a versare nelle casse della società gestita dal colosso automobilistico Wolkswagen qualcosa come quaranta milioni, il nuovo bomber bianconero sarà Giampaolo Pazzini. Le pressioni di Del Neri, la disponibilità di Marotta a riappropriarsi di una propria felice intuizione di mercato, consentiranno alla Juventus di ingaggiare uno dei più promettenti, ma non ancora decisivi, attaccanti del panorama italiano. Riappropriatosi dello scettro di bomber, smarrito a Firenze anche a causa di incomprensioni con Prandelli, il giovane attaccante toscano ha ritrovato a Genova, sponda blucerchiata, il feeling smarrito con la rete. Anche, se non soprattutto, grazie alla presenza di Cassano, deliziosa spalla in grado di agevolare ogni punta al proprio fianco.
Alla Juventus, seppur senza Cassano, prossimo al rinnovo con la società ligure, Pazzini continuerà a vegetare in uno schema adatto alle proprie caratteristiche, il 4-4-2, ben diverso dal 4-2-3-1 di Firenze, nel quale, costretto a far da boa nel reparto avanzato, in piena solitudine, non riuscì a ripetere le straordinarie stagioni di Bergamo. Potendo usufruire di un sistema tattico in grado di esaltare la manovra sulle corsie esterne, beneficiando di traversoni e rifornimenti continui. Nella nuova gestione tecnica, inaugurata ufficialmente con l’ufficializzazione dell’ingaggio del trio composto da Marotta, Paratici e Del Neri, difficilmente troverà posto Alessandro Del Piero. La strategia societaria, è oramai definita. L’ultimo anno di contratto del capitano di lungo corso, sarà contraddistinte da molte panchine. Nel rispetto di un’età invadente, considerando le trentasei primavere, e di una necessità di rinascita da parte della squadra imprescindibile dall’autorevolezza dei propri senatori. E chissà se, prima di un ritorno da vice presidente, capitan Del Piero non decida, già a partire da questa estate, di abbracciare una esperienza negli Stati Uniti d’America…
fonte: carlonesti.it
La Redazione di Calciomercatonews.com