MILANO – Resteranno alcune vedove inconsolabili. Se n’è andato l’allenatore che ha vinto Coppa Italia, scudetto e Champions League in una sola stagione, come da noi non era mai riuscito a nessuno. Se n’è andato chi aveva riportato la grande Coppa all’Inter dopo quasi mezzo secolo. Se n’è andato Josè Mourinho, il nuovo Herrera, l’ultimo mito della panchina. Se n’è andato un vincente, ma il modo con cui si è staccato dall’Italia è degno del personaggio che lui stesso ha alimentato gonfiando e dopando ogni intervista, ogni dichiarazione, ogni attacco a colleghi, giornalisti, arbitri, dirigenti e a tutti quelli che non capivano quanto fosse speciale.
Non si era mai visto niente del genere in un Paese che lo ha avversato, offeso, tiranneggiato, almeno così ha ripetuto per spiegare il suo addio dall’Inter. L’estate scorsa lui e il suo degno compare Mendes (lo stesso che aveva portato Quaresma, altro suo cliente, a Milano per 30 milioni di euro, su richiesta inderogabile di Josè) avevano indotto Moratti a prolungare e arricchire il contratto per un presunto (molto presunto) interesse del Real Madrid, poi smentito da Florentino Perez. All’interno di quel rinnovo avevano chiesto di inserire la clausola per liberarsi, l’uno dall’altro, a 16 milioni di euro. Ma un bel giorno, il giorno dell’addio, puff la clausola non c’è più. Dai Massimo, una volta mi hai detto che se avessi vinto la Champions mi avresti lasciato libero a 0 euro. Moratti stavolta non ha scherzato e l’ha messo con le spalle al muro. Anzi, li ha messi tutti e tre: Mourinho, Mendes e Perez, il pagatore.
«Guadagno così tanto che quasi mi vergogno pensando alla crisi economica che sta vivendo tutto il mondo». Sono parole di Mourinho e anche piuttosto recenti. Non si è vergognato a cercare di mettersi in tasca quei 16 milioni. E non si vergognerà facendo i conti in tasca a Florentino: 8 milioni pagati subito, 10 d’ingaggio, più eventuali premi. In un anno, fanno quasi 20 milioni. Eppure la crisi mica è finita. Una volta ha detto che si era vergognato anche quando allenava il Chelsea e dava da mangiare alla sua famiglia col calcio mentre in Italia scoppiava calciopoli; nessun rossore sul volto pallido ed emaciato di Josè quando invece il Porto (da lui allenato) era stato penalizzato per corruzione.
Ci mancherà Mourinho. Per le conferenze stampa e i titoli che ci ha regalato in dosi così abbondanti che nemmeno l’Aiac al completo riuscirebbe a pareggiare. Mancherà agli interisti per le grandi vittorie, per la Champions e la tripletta. Non per tutto il resto. Non per il gioco e soprattutto non per il suo comportamento, per le offese ai giornalisti, per gli insulti ai suoi colleghi, per il gesto delle manette, per il tentativo maldestro di intascare quei soldi. Non mancherà nemmeno a Moratti che l’altro giorno ha letto sui giornali che Milito deve restare all’Inter e guadagnare di più. Avrà pensato, il presidente: ma guarda questo procuratore quanto rompe le scatole. Poi ha letto il nome di chi aveva rilasciato quella dichiarazione: Josè Mourinho, uno che per guadagnare di più avrebbe fatto chissà cosa.
Fonte: Alberto Polverosi sul Corriere dello Sport
La Redazione di Calciomercatonews.com
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