Mourinho parla già da madridista ma con un pizzico di ‘interismo’: “Messi e C.Ronaldo? Meglio Milito ed Eto’o…”

MILANO – Parla già da madridista, ma resta un po’ interista. José Mourinho, intervistato da Marca, comincia a delineare il suo Real Madrid, ma non dimentica i suoi vecchi giocatori: “Chi preferisco tra Messi e Ronaldo? La mia risposta – dice il portoghese – è che mi piacciono di più Milito, Pandev ed Eto’o. Sono tutti migliori di Messi e Ronaldo“. Poi la virata da nuovo tecnico dei merengues: “Posso vincere la Champions con il Real Madrid…”.

Una carezza, ai suoi campioni d’Europa, e il solito pugno. Il Mourinho-show spagnolo è già cominciato. In attesa del “Non sono un cabron” che faccia il verso a “Non sono un pirla” della prima conferenza stampa da interista, lo Special One punzecchia il Real Madrid. Perché, come ha sempre sostenuto, “i miei sono sempre i migliori“. E i suoi, almeno fino a oggi, sono ancora i giocatori dell’Inter.

Logico, quindi, che Milito, Pandev ed Eto’o siano più forti di Messi (e fin qui tutto bene) e Cristiano Ronaldo. Azzardo, quest’ultimo, che non piacerà ai tifosi della Casa Blanca ma che tutti, in Spagna, impareranno ad apprezzare con il tempo. Sempre estremo, Mou. Mica per niente lo Special One. Poi, certo, una promessa che sia musica per le orecchie dei madridisti se la lascia sfuggire: “Posso vincere la Champions con il Real – dice -. Voglio essere il primo a fare il Grande Slam degli allenatori vincendo la coppa con tre squadre di tre nazioni”.

Per farlo, pare ovvio, tocca mettere mano al portafoglio e rinforzare la rosa: “E’ equilibrata? C’è qualità, ma non posso dire altro perché ancora non conosco i giocatori. Posso dire che l’Inter aveva una rosa all’altezza, con i titolari, una prima base formata da giovani come Khrin, Santon e Balotelli che all’occorrenza potevano essere utilizzati come titolari e una seconda base con i giocatori storici come Toldo, Materazzi, Cordoba e Stankovic che non erano titolari ma sono stati fondamentali nella mia struttura perché hanno capito cosa significa avere 24 anni e averne 34“. Gente, insomma, che ha fatto gruppo e che, del gruppo, è riuscito a trascinare i più giovani.

Gente, in altre parole, motivata e di grande temperamento. Qualità che, a Madrid, sono forse mancate in questa stagione a Kakà e Benzema: “Sono due top-player – dice Mou -, però a volte anche i top non rendono come dovrebbero. Mi è già successo al Chelsea con Sheva“. Insomma, roba buona, ma anche giocatori da rimotivare. O, magari, per allenare diversamente. Perché il lavoro per Mourinho è sempre al centro di tutto: “Nei miei anni all’Inter arrivavo alla Pinetina alle 7.30 di mattina e andavo via alle 17. A volte mi è capitato di dormire lì perché avevo avuto poco tempo per analizzare gli avversari della partita successiva”.

L’ultimo pensiero serve a chiudere una ferita aperta: “Che rapporto ho con Valdano? Qualche anno fa scrisse su Marca un giudizio su di me che non gradii e io risposi con aggressività. Tempo dopo ci siamo rivisti e abbiamo chiarito tutto“. Il modo per ricominciare insieme, dunque, c’è e ci sarà.

fonte: sportmediaset.it

La Redazione di Calciomercatonews.com

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