MILANO – Ha festeggiato in lacrime la vittoria della Champions League stringendo fra le mani il figlio. Questo è Josè Mourinho, l’uomo degli eccessi, mai banale, delle provocazioni, delle battute piccanti, delle genialità. Capace di gioire e commuoversi dopo la vittoria del tricolore e della Champions e nel contempo di mostrare al mondo intero il suo lato più duro, più spigoloso, festeggiando con la lingua di fuori, correndo con il dito alzato al Camp Nou, mostrando le manette per polemizzare contro l’arbitraggio. Mourinho lascia l’Italia dopo aver riportato a Milano, sponda nerazzurra, una Coppa che non si vedeva da quelle parti da ben 45 anni. Al suo arrivo in Italia nessuno avrebbe pensato che si sarebbe verificato quanto accaduto ieri sera al Bernabeu, un’esplosione di gioia nerazzurra. Ora lo Special One inizierà una nuova avventura perché lui è fatto così, non vuole fermarsi mai, vuole imparare da tutto e da tutti, perché nonostante la facciata da superuomo dentro di se ha umiltà da vendere, da Normal One. Un’ultima settimana speciale quella vissuta dal portoghese iniziata regalando un biglietto ad un fortunato supporters nerazzurro, gesto che forse in pochi avrebbero fatto, e conclusasi con l’alzare la Coppa “dalle grande orecchie” nel cielo di Madrid. Un trionfo al Bernabeu, e finalmente, un trionfo anche in Italia. Già, perché il Bel Paese, la nazione del potere agli ultrà, del tifo violento e degli stadi vuoti, non ha saputo accorgersene, se non solo ieri sera, di Josè Mourinho, un Super Uomo, un Mago, un vero Special One. E chissà che l’anno prossimo, quando ascolteremo le noiose e petulanti classiche conferenze stampa dei vari allenatori, non ci tornino alla mente le battute geniali dell’uomo di Setubal. In Italia si è presentato così, 20 mesi or sono, dicendo “Non sono un Pirla”. Caro Josè, i veri Pirla siamo stati noi! Divertiti in Spagna, sappi che qui, però, ci mancherai…
La redazione di Calciomercatonews.com