TORINO – La garanzia è Andrea Agnelli. Perchè è il segno tangibile del rinnovato interesse da parte della Famiglia. Perchè è ben accetto a tutti, e persino i tifosi più accesi lo volevano in quel ruolo. Quindi, la nuova Juve parte bene dal punto di vista ambientale, e non è poco, considerato quanto è successo negli ultimi quattro anni.
Ma Andrea Agnelli sa perfettamente che il credito nei suoi confronti durerà se cominceranno ad arrivare i risultati. Certo, sarà impossibile fare peggio di quest’anno, ed anche questo è un vantaggio. Le prime mosse sono state nette, precise e condivisibili. Serviva una persona che capisse di calcio, ed è arrivata (Marotta). Serviva che si facesse piazza pulita di troppi eroi o presunti tali (parliamo di calciatori) che da tempo hanno dato tutto e sono maturi per la pensione. Certo, impressionante è anche la pulizia fatta a livello dirigenziale: Cobolli Gigli fuori senza un perchè ad inizio stagione, Bettega non confermato qualche mese dopo essere stato richiamato, Blanc fortemente ridimensionato dopo aver assommato su di sè tutte le cariche possibili e immaginabili. Ma una stagione disastrosa giustifica qualsiasi epurazione, e qualcuno deve aver sbagliato di grosso se la Juve ha appena concluso l’annata peggiore della sua storia (Calciopoli a parte).
Scelte doverose, insomma. Poi, però, si apre il capitolo allenatore. C’è qualcosa che non funziona se si cercano santoni stranieri come Wenger, Hiddink e Benitez, o santoni italiani come Lippi e Capello, e alla fine la scelta cade su Del Neri. Con tutto il rispetto, e pronti a chiedere scusa in caso di risultati importanti, Del Neri non sembra l’uomo giusto al momento giusto. In attesa del primo, importante, colpo di mercato, stupisce la scelta di basso profilo compiuta da Marotta, accontentatosi dell’ultimo tecnico con cui ha lavorato. Nessun pregiudizio nei confronti di Del Neri, per il quale parla la storia. All’alba dei 60 anni ha la grande, insperata occasione della sua vita, viene da una stagione esaltante con la Samp, ha fatto benissimo col Chievo (senza però riuscire ad evitare una retrocessione) e abbastanza bene a Bergamo. Ha invece fallito a grande livello (Porto e Roma, senza dimenticare l’esonero di Palermo).
Ma l’aspetto più paradossale della nuova Juve è che riparte dal progetto di Ranieri. Che fu mandato via perchè non voleva Cannavaro e, soprattutto, preferiva l’acquisto di grandi esterni a quello di un fantasista (Diego). Oggi la Juve non confermerà Cannavaro, mette sul mercato Diego e va alla caccia di grandi esterni. Soprattutto perchè Del Neri ha nel 4-4-2 la sua unica certezza.
La nuova Juve e Andrea Agnelli andranno giudicati in base alla campagna acquisti. La società è disposta a spendere, persino più di Inter e Milan. Le possibilità non mancano, insomma, e nessuno dubita che stavolta non sbaglierà mercato. Le prospettive, da questo punto di vista, sembrano ottime. Resta il dubbio Del Neri e, lo ripetiamo, saremo prontissimi a chiedere scusa. Come è giusto, e come sarebbe giusto facesse chi fatto la guerra a Deschamps e a Ranier, per poi abbracciare entusiasticamente Ferrara (ieri) e Del Neri (oggi).
Fonte: Corriere dello Sport
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