MILANO – Perché ci sia un comportamento lesivo, «alle parole devono seguire i fatti. Al telefono si possono dire tante cose, l’importante è che seguano dei fatti: non c’è un episodio a confermare una vis truffaldina di Leonardo Meani». Così, intervenendo ai microfoni di Milan Channel, l’ex collaboratore rossonero addetto ai rapporti con gli arbitri e inibito per illecito sportivo, ha ripercorso la vicenda di Calciopoli. «Sono stato educato ad essere rispettoso delle situazioni – ha osservato riferendosi ai quattro anni di silenzio tenuti dal 2006 ad oggi, cioè da quando è iniziata l’inchiesta – C’era una giustizia sportiva che faceva il suo corso e ho accettato serenamente sia il giudizio, sia il processo sportivo e la punizione». Cose, ha puntualizzato, «che ti segnano», anche se era «lontana da me l’idea di compiere cose non lecite. Un’idea che non è nemmeno nella mia indole». Meani era stato coinvolto nell’inchiesta di Calciopoli per alcune telefonate ritenute «strane» con alcuni arbitri e con i designatori dell’epoca.
Fonte: Gazzetta dello Sport
La redazione di Calciomercatonews.com