MADRID – Così è l’Atletico Madrid. Non vinceva nulla dal 1996 e oggi al Camp Nou sogna un nuovo «doblete»: Europa Legaue e Copa del Rey dopo quello Liga-Copa del Rey, di 14 anni fa. In mezzo, il disastro economico, la fine dell’era Gil, la retrocessione, l’esplosionedel Real Madrid galattico. Fango, tanto fango preso in faccia, fino alla resurrezione. In una stagione nella quale i «colchoneros» hanno cambiato allenatore, da Resino a Sanchez Flores, e perso 22 partite, possono chiudere con due titoli contro lo zero del Real. Impagabile, se vista dalla Madrid biancorossa. La squadra che l’estate scorsa ha potuto spendere appena 8 milioni, investiti quasi tutti in un portiere finito in panchina, ha ritrovato se stessa grazie al lavoro di un tecnico scorbutico e ultradifensivo ma competente. Artistico Quique è figlio d’arte in vari sensi: padre calciatore, madre cantante, la zia Lola Flores, detta «la faraona», vero mito dello spettacolo spagnolo. Dopo le delusioni di Valencia si è rilanciato e ora dopo aver portato al Calderon il primo trofeo europeo in 48 anni cerca la decima coppa di Spagna del club. L’Atletico si affida al trio delle meraviglie: Reyes-Aguero-Forlan. Il Siviglia ha perso Luis Fabiano («Portate a casa la Coppa per ricordare Antonio Puerta», la sua invocazione) ma ha ricevuto un regalo dalla commissione arbitri: Negredo, che doveva essere squalificato, potrà giocare.
Fonte: Gazzetta dello Sport
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