ROMA – Sabato sera a San Siro verrà celebrato un addio molto speciale. Leonardo lascerà il Milan e probabilmente la professione di allenatore. Non voleva allenare e non gliel’hanno nemmeno chiesto. Lo hanno… indotto ad allenare il Milan, hanno mosso i sentimenti e gli hanno parlato del piacere che avrebbe fatto a Galliani e anche a Berlusconi.
Gli hanno giurato che poi, se la sua nuova professione non gli fosse piaciuta, se avesse incontrato troppi problemi, sarebbe tornato alla vecchia scrivania di via Turati. Leonardo ha pensato ai suoi 13 anni di Milan e alla fine ha detto sì. Senza mai pentirsi.
Leonardo è una persona con uno stile netto, con un’educazione forte, con delle sensibilità che altri suoi colleghi (ex colleghi) si sognano. Nel mondo che sbraita, lui parla non a voce bassa, ma col tono giusto. Conosce l’importanza delle parole, in portoghese, in italiano, in inglese e in francese le tratta alla stessa maniera. Con cura e attenzione.
E’ stato un ottimo allenatore e un innovatore. Mourinho, che fa di tutto per rendersi speciale, è di una straordinaria normalità: ha capito il senso del calcio italiano, la difesa e il contropiede, e lo ha elevato a grande sistema internazionale, almeno nelle partite in cui serve questa forza. Leonardo, che adora la normalità dell’uomo, ha stravolto il calcio tradizionale consegnandoci per qualche tempo uno spettacolo inimmaginabile, per bellezza, genialità e armonia. Quando il Milan stava bene, quando aveva Pato e Nesta in campo, quando era sorretto dal suo soffio creativo, nessuno riusciva a competere sul piano del gioco.
E’ stato Leonardo a inventare qualcosa in questo campionato. C’è riuscito confidando su qualità umane più che tecniche, riportando Ronaldinho quasi ai tempi del Barcellona, rendendo il Milan una squadra unica in Italia e in Europa. Il senso dell’equilibrio che il nostro calcio (ma anche il calcio più offensivo e spregiudicato) si portava da dietro da decenni di storia, dimostrato dalle tesi dei più grandi allenatori, è stato stracciato. Ha sbagliato anche lui (rinunciare a Inzaghi nelle partite di Coppa è un errore) ma resta un mistero come sia riuscito a creare quel fantastico collettivo di gol e spettacolo. E un mistero ancora più grosso è che non sapremo mai se con un organico un po’ meno asciutto quel Milan avrebbe lottato per lo scudetto fino in fondo.
Gli attacchi di Berlusconi fanno sorridere chi ha seguito il Milan in questi mesi. La colpa di Leonardo è di essere andato troppo in là, di aver fatto sognare, anzi illudere, che era possibile lottare pari a pari con l’Inter. E magari, senza gli infortuni di Nesta e Pato, ci riusciva davvero. Un arrivederci a un grande allenatore, con la speranza che non sia un ex.
Fonte: Corriere dello Sport
La redazione di Calciomercatonews.com
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