ROMA – E’ appena uscito in libreria un bel libro di Marco Belpoliti. S’intitola: ‘Senza vergogna’. Parla di un sentimento in via di scomparsa nella società del terzo millennio, ‘segnata dalla cultura del narcisismo e dal dominio delle immagini. Perché nessuno si vergogna più? Perché oggi non importa più di fare una figuraccia? Perché la vergogna è uno dei pochi sentimenti che, mentre ci prostra, ci fa essere profondamente umani?’. Questi ed altri interrogativi mi vengono in mente, rivedendo le immagini di Lazio-Inter, leggendo le dichiarazioni di alcuni fra i protagonisti di uno fra gli spettacoli più meschini che il calcio italiano ci abbia riservato in questi anni di melma.
Chiarito che il problema non è dell’Inter, ma della Lazio, di quella parte dei suoi sostenitori che ha esultato ai gol di Samuel e Motta manco li avessero segnati Zarate e Rocchi, il problema rimane. E, ancora una volta, come per il razzismo negli stadi, la violenza dentro e fuori gli stadi, Calciopoli 1 e 2, i simulatori, i doppiopesisti e i cerchiobottisti, la questione sta nel manico. La fatidica e inafferrabile cultura sportiva che noi non abbiamo e il fatto che non l’abbiano nemmeno altri Paese non è una consolazione. Prendete L’Equipe, ad esempio. Il più diffuso quotidiano sportivo francese (anche perchè è l’unico), ci ha fatto la morale e l’ha fatta anche agli inglesi e agli spagnoli, dimentico che il più pulito ha la rogna e che nessuno può scagliare la prima pietra. O il colpo di mano di Thierry Henry durante Francia-Irlanda e l’oscena corsa all’autoassoluzione del testimonial Unicef sono stati un colpo di sole?
Ciò detto, tornando entro i patrii confini, dalla Lazio tutto ci aspettavamo fuorché l’arrendevolezza, cioè la resa incondizionata non solo agli avversari che sono nettamente più forti, ma a quella parte di pubblico che fischiava e dileggiava Muslera, reo di fare il proprio mestiere o all’altra che intimava ‘Scansamose’ ai propri eroi (eroi?). In un calcio normale, qualunque siano le implicazioni e gli intrecci tifoidei, i gemellaggi e le polemiche pre o post derby, ogni squadra affronta i rivali a viso aperto, chiunque essi siano e alla fine vince chi gioca meglio e segna un gol più degli avversari.
Nel malato calcio italiano oltre a tutto quanto è successo ieri sera all’Olimpico di Roma, succede pure che il presidente della Lega affermi tomo tomo cacchio cacchio: ‘La cosa che mi sento di dire è che abbiamo bisogno di avere un po’ più di serenità attorno al campionato italiano. Nelle ultime settimane, con l’avvicinarsi della volata finale per lo scudetto, c’è stato un alzarsi di toni, da una parte e dall’altra, che per certi versi è anche naturale ma dobbiamo guardare in avanti, a un meccanismo che riconduca tutto quanto in una grande festa sportiva e dobbiamo fare tutti un grande sforzo perché si riducano le tensioni attorno a queste partite. L’ipotesi di aumentare il numero di giornate da far giocare in contemporanea è tutto sommato un falso problema. Liverpool-Chelsea si è giocata poco prima della partita del Manchester United, in Spagna, Barcellona e Real sono divisi da un punto, ma hanno giocato una sabato e l’altra domenica. Dobbiamo essere sereni nel valutare le questioni, nel momento in cui abbiamo una forte polarizzazione verso le esigenze delle tv, che assicurano al calcio risorse importanti, dobbiamo tener conto di questo. Quando si vendono i diritti tv, si sa quanti sono gli anticipi e i posticipi, lo decidono i presidenti delle società e una volta che la strada è presa va difesa. La partita per la retrocessione non è chiusa e sarebbe ingiusto nei confronti dell’Atalanta darla per spacciata, credo che non sarebbe cambiato molto con la contemporaneità’.
Traduzione in italiano. sino a due stagioni fa, le giornate della serie A che si giocavano in contemporanea erano quattro, adesso sono diventate due. Perché la pay tv scuce i soldi e, per ragioni di audience, ha tutto l’interesse a frantumare il calendario. E chissenefrega se, giocando alla stessa ora Atalanta-Bologna e Lazio-Inter, probabilmente i biancocelesti si sarebbero impegnati molto, molto di più. L’importante è essere sereni e abbassare i toni. Quanto all’Inghilterra, erano giorni e giorni che sir Alex Ferguson era fuori dalla grazia di Dio perché Liverpool-Chelsea si sarebbe giocata prima di Sunderland-Manchester. Ma, anche questo, si sa, per il presidente della Lega Calcio di serie A, è un falso problema. Forse non legge i giornali inglesi.
fonte: quotidianonet.com
La Redazione di Calciomercatonews.com